La memoria riannoda i fili sul bus per Fossoli

Il viaggio con gli studenti nel segno della memoria che non deve essere persa
VIAGGIO NEI LAGER ITALIANI
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Seduto in gruppo, un manipolo di ragazzi si confronta su storia, guerra, politica e attualità. Mentre il pullman macina 800 chilometri, loro si scambiano opinioni e pareri in un viaggio di 14 ore, dall’alba alla sera. Nelle scorse ore un bus della memoria ha portato 25 studenti da Brescia a Trieste e Fossoli, in visita nei lager italiani. E nell’attesa loro non riposano, ma parlano. Ecco, deve essere questo che potrebbe davvero riuscire a strappare un sorriso a chi è sopravvissuto dai campi e oggi è bistrattato con l’indifferenza o addirittura con l’ingiuria. Più delle celebrazioni, dei simboli e dei pur necessari riti, il sapere di aver instillato gocce di crescita umana 75 anni dopo. E invece sgorgano soprattutto lacrime. Specialmente dopo il recente rapporto Eurispes, che cristallizza un fenomeno drammatico nel nostro Paese: il 15,6% degli intervistati pensa che la Shoah non sia mai avvenuta, il 16,1% ne ridimensiona la portata.

Significa niente brodo nero come cibo, niente marchi sul corpo, niente piedi nudi sulla terra gelata, niente gas nei polmoni, niente pelle umana bruciata. Significa niente piano di sterminio... Non siamo sullo strapiombo, ma è un altro passo avanti verso il vuoto. La spinta propulsiva dell’antifascismo, che ha costruito l’Italia, si sta esaurendo. Scompaiono gli ultimi testimoni degli eccidi e non esistono più i partiti portatori diretti di quei valori. Ma una reazione può nascere da quel bus. Prima di finire nel baratro.

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