La mamma dello scomparso: «Riportatelo a casa. È terrorizzato»

Timori e speranze della famiglia: «Viviamo da giorni nell’angoscia. Temiamo sia nelle mani di gente pronta a tutto»
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Vive da un anno guardando il telefono e aspettando notizie. «Quando il 19 ottobre scorso Alessandro mi ha chiamato ho pianto dalla gioia di saperlo ancora vivo, ma allo stesso momento il mio dramma si è ingigantito» racconta Evelina, la madre di Alessandro Sandrini, il 32enne di Folzano che è svanito nel nulla il 10 ottobre del 2016 durante una breve vacanza in Turchia.

«Da un anno non lo sentivo e sono rimasta senza parole. Mi è sembrato molto provato» dice la donna che riavvolge il nastro al 3 ottobre di un anno fa. «Mio figlio mi ha detto che faceva quel viaggio, ma non ho mai creduto dicesse davvero. Pensavo volesse in realtà prendersi del tempo per stare da solo con la fidanzata senza dirmi niente perchè sapeva che non vedevo di buon occhio la relazione».

E invece il bresciano in Turchia ci va davvero. «Mi chiama il 4 ottobre e mi dice che è arrivato e che va tutto bene. Poi non ho più avuto notizie e quando il 10 non è rientrato ho presentato la prima denuncia».

In Questura la signora Evelina viene ascoltata, «ma mi avevano detto di aspettare. Poi quando sono tornata qualche settimana dopo e hanno capito che il silenzio di Alessandro cominciava ad essere strano, hanno avviato le indagini e da quei giorni ad oggi gli agenti non mi hanno mai lasciata sola». Nemmeno ora.

«Dopo le due telefonate ricevute tra ottobre e domenica scorsa ho detto tutto quello che Ale mi ha raccontato al telefono. Stanno lavorando per capire da dove provengano. Nella chiamata di domenica mi è sembrato spaventato e non è riuscito nemmeno a finire la frase che la telefonata si è interrotta come se qualcuno gli avesse portato via il cellulare».

Evelina ha deciso di parlare dopo che per un anno ha rispettato il silenzio stampa imposto dalla Farnesina. «Lo faccio per Ale, perchè voglio fare tutto per portarlo in Italia. Vivo. È in pericolo, non so come sta e come vive e anche lui mi ha detto che non capisce dove sia rinchiuso. Temo - conclude mamma Evelina con la voce rotta dal pianto - che sia nelle mani di gente pronta a tutto».

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