La lunga notte del Giglio, naufraghi nelle chiese

I settecento abitanti dell'isola si sono immediatamente mobilitati. Tovaglie, tende e paramenti sacri per coprire i corpi infreddoliti.
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Hanno usato tovaglie, tende e persino i paramenti delle chiese, per coprire i corpi nudi e infreddoliti dei naufraghi. È stata una notte da «film dell'orrore» per gli abitanti dell'Isola del Giglio: 1.500 residenti ufficiali ma, in periodi di bassa stagione, 700 anime. Anime belle, però, che hanno dato per ore prova di umanità e dedizione soccorrendo e rifocillando oltre 4.000 persone al loro sbarco da motovedette e scialuppe. Si sono precipitati a decine, con le auto e con i furgoni, sugli scogli a pochi metri dai quali il «gigante» ferito della Costa Concordia si era incagliato. Hanno aiutato passeggeri e membri dell'equipaggio ad uscire dall'acqua: li hanno caricati sui mezzi e portati negli alberghi e nel centro di accoglienza allestito nell'edificio che ospita elementari e medie. «Una tragedia di dimensioni apocalittiche che si è verificata di fronte alla nostra isola e che ci ha messi duramente alla prova segnandoci profondamente», ha sintetizzato Sergio Ortelli, un esausto sindaco del Giglio. In attesa che la macchina della Protezione civile si mettesse in moto, è stato lui a coordinare le operazioni di soccorso chiedendo a tutti, cittadini e operatori dell'isola, la loro collaborazione.

Il parroco di San Lorenzo e Massimiliano, Lorenzo Pasquotti, ha aperto le porte della sua chiesa che in poco tempo si è riempita. Erano infreddoliti, seminudi, spaventati. Il prete ha usato le tonache dei chierichetti per coprirli, le tovaglie dell'altare e persino i paramenti. La gente si è accampata sulle panche, i bambini accoccolati in braccio alle madri. Intanto, in tutte le case dell'isola del Giglio si aprivano armadi e cantine per raccogliere coperte e indumenti. Bar e ristoranti hanno messo a disposizione termos con tè e caffè caldi e cibo. Una nottata di solidarietà e di orrore per gli abitanti dell'isola. «Erano scene da film ma stavamo vivendo una tragedia reale e mi creda è un'altra cosa vedere queste cose al cinema», racconta Stefania, titolare di un bar del Giglio e, insieme con il fratello, tra i soccorritori. «Abbiamo visto la nave - racconta -, abbiamo preso auto e furgoni e siamo corsi verso gli scogli. Io stavo finendo di preparare una torta per il bar, l'ho presa, ho raccolto coperte e indumenti e sono corsa nel punto in cui i passeggeri stavano raggiungendo a nuoto la costa. Ho aiutato persone che non avevano abiti addosso, tremavano dal freddo e dalla paura, completamente sotto shock. Li abbiamo portati negli alberghi dell'isola, che hanno aperto per accoglierli, nelle scuole e nelle case». Lo slancio degli abitanti dell'isola del Giglio è stato da molti elogiato, dai passeggeri in primo luogo e dalla stessa Costa Crociere. «La sagoma scura della nave - dice un negoziante, le urla e i pianti dei passeggeri, i loro volti stralunati, i loro corpi intirizziti sono immagini che mai ci toglieremo dagli occhi».

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