La Loggia sfratta il Presidio 9 Agosto da piazza Paolo VI
«La rimozione del presidio e il ripristino dei luoghi allo stato precedente l’inizio dell’occupazione dovrà avvenire entro il 26 febbraio 2023». Il provvedimento del Comune di Brescia è arrivato lunedì pomeriggio, proprio mentre a palazzo Broletto i referenti di Comitato Referendario Acqua Pubblica, Le mamme del Chiese, Comitato ambiente e territorio Garda, Basta Veleni e gruppo liberi presidianti (l’insieme delle realtà che forma il Presidio 9 agosto) stavano incontrando il presidente della Provincia, Emanuele Moraschini, e alcuni parlamentari, tutti concordi nel ribadire che della depurazione del Garda si dovrebbe occupare la Provincia, non il governo tramite un commissario.
Il provvedimento conferma il preavviso di diniego comunicato a dicembre, con un’unica ragione di fondo: Brescia, dal primo gennaio 2023, è Capitale italiana della Cultura, un evento che rappresenta, si legge, «un appuntamento determinante per lo sviluppo del turismo, dell’immagine, del valore culturale e artistico della città e dell’economia cittadina». Tutti aspetti che contrasterebbero con la presenza del gazebo del Presidio 9 agosto, che da 18 mesi staziona in piazza Paolo VI, in un’area adiacente l’ingresso principale di Palazzo Broletto. Uno spazio che «potrebbe essere utilizzato – testualmente – per iniziative di valore culturale all’interno del palinsesto di Brescia Capitale italiana della cultura».
A nulla sono valse le rassicurazioni che i Comitati hanno rivolto per iscritto al Comune e cioè che, qualora quell’area dovesse servire per eventi particolari, l’avrebbero resa disponibile temporaneamente. Niente da fare. Nel diniego si ricorda che il Comune ha garantito per tutto questo tempo «il diritto costituzionale di manifestare e divulgare informazioni», ma oltre il 26 febbraio proprio non si può andare. In città «sono disponibili altri luoghi – si legge – anche in prossimità di quella in oggetto». Arrivati a questo punto, i Comitati dovrebbero trovare un altro posto dove manifestare, ma non prima di aver fatto valere i propri diritti. L’avvocato del Presidio, Pietro Garbarino, ha già pronto un ricorso al Tar: «La motivazione del diniego è apparente e fumosa – dice – e non c’è una ragione giuridica che giustifica il rifiuto di un atto rinnovato per 406 giorni. Inoltre un posto non può valere un altro e la legge riconosce i casi in cui il luogo dove si manifesta assume esso stesso un valore simbolico».
Sarà l’assemblea, convocata per la prossima settimana, a decidere se depositare il ricorso.
Riproduzione riservata © Giornale di Brescia
Iscriviti al canale WhatsApp del GdB e resta aggiornato
