La Loggia ha un problema con i contratti firmati con A2A

Come quelli per illuminazione pubblica e teleriscaldamento: sono vecchi, da rivedere e bisogna stabilire quando scadono, è emerso in commissione
Nella foto d’archivio, lavori alla rete del teleriscaldamento © www.giornaledibrescia.it
Nella foto d’archivio, lavori alla rete del teleriscaldamento © www.giornaledibrescia.it
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Appunti per la futura maggioranza, ma in generale per la consiliatura che verrà: rivedere i contratti con A2A. Se ne parla poco, anzi mai, ma il Comune di Brescia ha un problemino con la propria principale partecipata. Un problema rimasto sottotraccia negli ultimi mesi e destinato a pesare sulle spalle della prossima Amministrazione, a prescindere dal colore.

In sintesi: nel 1998 l’allora sindaco Mino Martinazzoli siglò con Asm gli accordi per la fornitura di gas, teleriscaldamento, illuminazione pubblica, illuminazione votiva, rifiuti, acque reflue e fognature, oltre che per la manutenzione delle reti. Nel 2002 i contratti vennero leggermente ritoccati per questioni tecniche, e poi? Partite pesanti come teleriscaldamento, rifiuti e illuminazione pubblica, ad esempio, procedono invariate da allora, anche se nel frattempo il mondo è cambiato e l'Asm (piccolo particolare) non c'è più.

Il consigliere Francesco Onofri, di Piattaforma Civica, alle prossime elezioni non si ricandiderà. Forse proprio per questo ha sollevato il tema venerdì in commissione Bilancio, nella seduta dedicata al rendiconto 2017. Nel documento preparato dalla Giunta Del Bono, presentato ai consiglieri dall’assessore Paolo Panteghini, «ci sono 6,4 milioni pagati da A2A per la concessione di servizi». Soldi che la multiutility versa al Comune in cambio della gestione di business di indubbio valore come il teleriscaldamento. Sono pochi? Sono troppi? Onofri non ha dato una risposta, ma ha sottolineato come il Comune debba porsi il problema, andando a rivedere accordi ormai risalenti alla notte dei tempi.

Panteghini, dal canto suo, ha spiegato che A2A ritiene il corrispettivo troppo alto, mentre il Comune lo considera troppo basso. «Sul tema sono in corso approfondimenti», ha detto. Termini. La questione, però, non si esaurisce qua. «Quando scadono questi contratti?», si è chiesta Francesca Parmigiani, di Al lavoro con Brescia (anche lei non si ricandida, tra l’altro). Silenzio. Anche se, «è la vera questione, lo sanno tutti», ha ribattuto Onofri.

Già, quando scadono? Pure questo è un tema su cui sono in corso approfondimenti, per usare le parole di Panteghini. Secondo la legge 221 del 2012, «gli affidamenti diretti assentiti alla data del 31 dicembre 2004 a società a partecipazione pubblica già quotate in mercati regolamentati (...) cessano alla scadenza del contratto di servizio», ma se non è prevista una scadenza «cessano improrogabilmente il 31 dicembre 2020». Il caso di A2A è borderline, dato che come termine è indicata la data di scadenza della società, 2100. Addirittura, stando alla norma, per Aprica la cessazione potrebbe essere anticipata al 2018.

E poi che si fa? Una gara? Nuovi accordi diretti con la multiutility? Il tema è giuridico, tecnico ed economico. In una parola: politico. Panteghini conferma che è un ginepraio, ma ne parla con serenità: non è disponibile per un nuovo incarico da assessore, figuriamoci da consigliere. La sua esperienza in Loggia finisce qua e, guardando il rendiconto 2017 con le previsioni per il 2018, rivendica la bontà del proprio lavoro: «I conti pubblici sono in costante miglioramento, siamo partiti nel 2013 da un buco di 34 milioni, mentre il 2018 si chiuderà con un saldo positivo di 3,8 milioni». Dei numeri si discuterà durante il prossimo consiglio comunale, in programma il 16 aprile. E chissà che non venga posta nuovamente la questione A2A.

 

 

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