La leggenda di chi fa il proprio dovere

Il mondo pullula di persone che fanno ciò che devono senza farlo pesare
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Fai il tuo dovere e ti pare già di fare tanto. Invece stai facendo semplicemente il tuo dovere. Se ragioni così, nel senso che quando fai ciò che devi o ti viene richiesto ti sembra già scalare una montagna e per questo ti senti in diritto di comunicare a tutti la tua sofferenza, sappi che hai già perso.

Come mai? Semplice, perché non comprendi come il mondo pulluli di persone che fanno ciò che devono senza farlo pesare, che agiscono senza la necessità di ammorbare il prossimo con la loro fatica. C’è gente che fa ciò che deve da sola e in silenzio, senza infastidire nessuno. Non lo sapevi? Ecco, ora lo sai.

Pensa, esistono esseri umani che profondono quotidiano impegno in tutto, che non incolpano gli altri delle ore che spendono per cose che non portano che la banale soddisfazione di avere fatto ciò che andava fatto. Queste persone si trovano spesso a dover ringraziare per servire gli altri. Quando devi ringraziare per servire gli altri, potresti sentirlo come un sopruso. E forse lo è. Quando pulisci la casa, quando lavi e stiri e spolveri, quando salvi il mondo, quando chiedi per cortesia di riordinare ciò non è al suo posto. Quando ascolti creature che ti spiegano tutto di sé e non hanno altre orecchie che per la loro stessa voce. Sì, è un sopruso. Potresti far finta di niente e lasciare tutto com’è. Invece abbassi la schiena e gli occhi per restituire l’ordine e la dignità a chi non rispetta l’ordine e la dignità.

È un’umiliazione? No, perché tu stai regalando ordine e dignità a te stesso, e chi se ne importa di chi butta le cose in giro senza peritarsi di dove vanno a finire, di chi non ha rispetto per niente e nessuno. Tu non puoi lasciare che le cose vadano così, perché tu non sei fatto così. Non ti stai abbassando a raccogliere i rifiuti reali e morali degli altri. No, sono loro che li buttano in giro. Spesso non sei fiero di te stesso, senti che gli altri si approfittano, che ti usano.

Deprimiti pure, ma sappi anche che, quando metti le mani per terra, le stai alzando al cielo. In una richiesta d’aiuto che sai forse non ascolterà nessuno ma non fa niente, in un atto di prostrazione, in qualcosa che vale molto di più della generale distrazione e del momento contingente. L’Umiltà è una virtù che fa crescere, che fa evolvere. Quando ti metti in ginocchio non vuol dire che ti sei arreso, non significa che sei succube. Quando cerchi di mettere ordine in ufficio, in casa, nel mondo e nella vita, tu non sei servo. Servo è chi non lo fa, chi non si degna.

Se tu non sei arreso e non sei succube, tu seduto per terra sei più alto di chiunque si presenti irraggiungibile, anche se sta su un paio di trampoli. E se così non fosse impara a crederci. Quando qualcuno ti confida che è depresso perché non si sente capito lo consoli. Sei fatto così, sei così stupido che ascolti tutti, che rispetti le scadenze, che ti spendi, che quando ti chiedono un favore chiedi di cosa si tratta solo dopo aver detto di sì.

Spesso ti domandi perché tutti ti confidano cose che non raccontano agli altri, perché si fidano. Sai perché lo fanno? Perché sanno che tu, dal basso della tua esperienza, hai imparato a capire. Perché tu sei leggenda. Forse dovresti venderti meglio. Ma tu non puoi venderti, altrimenti che leggenda saresti? Paghi ogni giorno il prezzo per essere ciò che sei. Se fanno fatica a fare i conti con te è un loro problema.

Sei conscio che ti converrebbe rassegnarti, ma non lo farai. Come dice il cantante Cesare Cremonini (mai sottovalutare le canzonette): «Anche quando poi saremo stanchi troveremo il modo per navigare nel buio».

Riproduzione riservata © Giornale di Brescia

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