La legge sulla caccia condanna lo spiedo bresciano

Vietata la vendita di qualsiasi uccello selvatico, esclusi i volatili di grossa taglia. Il piatto tradizionale si mangerà solo a casa
Spiedo, l'appello dei ristoratori
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È una tegola a livello legislativo quella che si è abbattuta sullo spiedo bresciano. L’entrata in vigore delle modifiche alla legge nazionale della caccia fa sì che sia vietata la vendita di qualsiasi uccello selvatico, esclusi i volatili di grossa taglia, che nulla hanno a che fare con il piatto tradizionale.
 
L’entrata in vigore delle modifiche alla legge nazionale della caccia (157/92) impedisce già da ora la vendita di qualsiasi uccello selvatico. Niente allodole quindi, ma anche passeracei. E non sarà nemmeno possibile importarli da un Paese extraeuropeo perché il legislatore, per evitare triangolazioni, impedisce la commercializzazione e l’acquisto di quelle specie che, pur provenendo da lontano, esistono anche nei territori degli Stati europei. Lo spiedo potrà dunque essere consumato a casa propria soltanto dai cacciatori stessi o dai destinatari di un regalo «ornitologico».
 
L’interpretazione della legge non lascerebbe molti spazi d’azione ai ristoratori bresciani in generale ed a quelli gussaghesi in particolare, il cui Comune ha ottenuto il riconoscimento De. Co. per il proprio spiedo, nel quale figurano carne e costine di maiale e piccoli volatili. E nel paese alle porte della città è già polemica. 
 
Poiché la consumazione del pasto in un ristorante non è gratuita, gli uccelli, per quanto cotti e appartenenti a un piatto più complesso, sarebbero oggetto di commercio. In questo caso l’atto di vendita dei selvatici starebbe nella presentazione del conto. E la legge impedisce anche ai cacciatori di vendere il proprio carniere.

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