La faccina dell'orto, tra zucche deludenti e selfie illegali

Nella vita ci sono rimaste pochissime certezze, una di queste è sicuramente il controesodo. Le vacanze si accorciano sempre più, il mordi e fuggi guadagna terreno, ma l’ultimo weekend di agosto si salutano i luoghi di villeggiatura. Che poi magari le ferie sono iniziate il venerdì, ma non importa. Sabato e domenica scorsi, 21 milioni di italiani se ne tornano a casa. E così il bollino nero del traffico in autostrada è l’ultimo collegamento con i bei tempi andati, quando si svacanzava al mare per un mese intero alla pensione Sorriso. Fatto sta che oggi finisce l’estate 2018. È tempo di bilanci.
Nel mio orto quest’anno a deludere sono state le zucche. Piante costantemente mezze rinsecchite, frutti molto poco generosi e di austere dimensioni, insomma: si poteva fare molto meglio. Niente a che a fare con il raccolto dello scorso anno. Fotografavo le zucche e diffondevo gli scatti beandomi delle mie prodezze di orticoltore.
Quest’anno per fare bella figura dovrei usare le immagini vecchie, ma sarebbe un falso: con le foto non si scherza. Lo ha imparato a sue spese un cinquantaduenne di Foggia che, stufo della sua immagine sulla carta d’identità, ha deciso di sostituirla con un selfie. I poliziotti lo hanno arrestato con l’accusa di possesso di documento di identificazione falso.
Immaginiamo la reazione dell’uomo: ma come? Nel mio scatto sono molto più bello, cosa c’è di male? Ma giusto diamine, non viviamo al tempo delle faccine sui social? Quella che ride, quella che piange, quella che suda. Faccina dopo faccina non ci rendiamo più conto che la nostra può diventare di bronzo.
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