La crisi manda in tilt i conti del pallone: a rischio l’attività di giovani e dilettanti

Mentre gli organizzatori dei tornei estivi restano alla finestra e sperano, le società calcistiche sono alle prese con il caro-bollette (per la maggior parte dei club al momento solo presunto, ma l’attesa è snervante); la federazione e le leghe stanno cercando le adeguate contromosse, ma brancolano ancora nel buio; gli atleti ed i tifosi restano in attesa di capire quanto e come l’emergenza energetica potrebbe cambiare (cambierà?) abitudini che parevano oramai consolidate.
I fatti
Il punto di partenza è ben noto a tutti: la guerra tra Russia e Ucraina ha portato ad un innalzamento dei costi sia dell’energia elettrica sia del gas e, di conseguenza, del riscaldamento. Il che vuol dire per le società calcistiche un aumento dei costi per l’illuminazione dei campi e per riscaladare gli spogliatoi e l’acqua per la doccia dopo gli allenamenti e le partite. Il Governo ha già preso alcuni provvedimenti ed anche l’Esecutivo che a breve lo sostituirà dovrà entrare a piedi pari, e cum grano salis, nella questione.
Prima di tutto per aiutare le famiglie, poi per dare una mano anche alle società sportive. Come ha detto il presidente della FeralpiSalò di serie C Giuseppe Pasini, che ben conosce il problema perché lo vive quotidianamente con le sue aziende, «ci aspettiamo che arrivino ristori alle società sportive, così come era già accaduto nel periodo del Covid». Le ipotesi. È al momento difficile capire come si può far fronte a queste problematiche.
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La provocazione lanciata dal Verona di serie A («chiudiamo il Bentegodi di sera, i nostri costi sono già raddoppiati») cozza per esempio con gli accordi che la Lega ha con le televisioni, che hanno trasformato in spezzatino il massimo campionato. Potrebbe andare un po’ meglio in casa Brescia, visto che la serie B (lungimirante? o forse solo per evitare di andare in conflitto televisivo con la serie A) mette in programma la maggior parte delle sue gare alle 14 del sabato, ma quando l’ora legale farà nuovamente posto a quella solare pure al Rigamonti bisognerà ad un certo punto accendere i riflettori.
La Lega di serie C sta invece pensando di mantenere in orario serale solo il posticipo Rai del lunedì e tutte quelle gare per le quali sono le società ospitanti a fare questo tipo di scelta (conti alla mano, è maggiore l’incasso rispetto alla spesa supplementare), provando ad anticipare alle 12.30 o alle 14.30 quelle in origine previste più tardi, anche se pure in questo caso ci sono accordi televisivi da rispettare. Il problema vero, però, non riguarda le partite delle squadre professionistiche, bensì quelle dei dilettanti e dei giovani. Vale a dire di chi va a scuola e durante la settimana nel primo pomeriggio non può già essere in campo per allenarsi; e di chi lavora e che di conseguenza non ha altro tempo se non in orario serale.
Fantasia
A fianco leggete le risposte che alcuni dirigenti ci hanno dato, i loro commenti e le loro perplessità. In tutti, per fortuna, al di là della forma (a volte necessaria), permane la diligenza del buon padre di famiglia, concetto del diritto civile che risale all’epoca romana e che indica - in buona sostanza - l’impegno nel fare ogni cosa al meglio. C’è chi usa la fantasia per adottare le soluzioni ritenute migliori, oppure chi si limita a monitorare la situazione, anche perché al momento federazione e leghe non hanno ancora mosso ufficialmente alcun passo e non esiste quindi alcuna iniziativa (né soluzione) comune. La prova è nel fatto che anche in questa settimana sono previste alcune gare delle coppe regionali (dall’Eccellenza alla Juniores, una trentina quelle che riguardano le squadre bresciane) e tutte si disputano alla luce dei riflettori, a dispetto delle buone intenzioni.
Idee
È peraltro vero che non è per nulla facile trovare valide soluzioni, soprattutto per le squadre del settore giovanile. C’è chi (si legge anche questo) pensa di far svolgere allenamenti su una metà campo ad una squadra e sull’altra ad una seconda: iniziativa lodevole ai fini del risparmio energetico, peraltro non nuova, ma che non consente ai ragazzi di prepararsi al meglio per gli impegni di campionato. Difficile ipotizzare anche la riduzione degli allenamenti settimanali (già immaginiamo i genitori inferociti dopo aver pagato quote di iscrizione che spesso sono già sostenute) e pensiamo invece che sia solo una provocazione quella di mandare a casa i ragazzi a fare la doccia, come accaduto durante il periodo del Covid. Serve un intervento di sistema, strutturale, pensato soprattutto (ma non solo) per il settore giovanile e quello dilettantistico. Magari, aggiungiamo noi, grazie ad un ministro che si occupi solo dello sport, cosa che purtroppo negli ultimi anni è accaduta molto raramente.
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