«L'uomo non è mai andato sulla Luna: un capolavoro dell'inganno»

Il bresciano Albino Galuppini, riferimento nazionale dei complottisti lunari, spiega la sua teoria: «Ecco perché non è vero»
La «prova» è nel riflesso del casco: le ombre proiettate sembrerebbero quelle di un set cinematografico
La «prova» è nel riflesso del casco: le ombre proiettate sembrerebbero quelle di un set cinematografico
AA

Nel terzo secolo prima di Cristo, Eratostene di Cirene (nell’attuale Libia) misurò il raggio della Terra sbagliando soltanto del 5% rispetto al dato reale. L’eclettico studioso basò i suoi calcoli sull’osservazione dell’ombra durante le varie stagioni di un bastone piantato nel terreno. La sfericità terrestre era dato acquisito da almeno tre secoli. Se considerate Eratostene un genio da ammirare non andate a Visano, potreste incontrare Albino Galuppini, che essendo un terrapiattista (oltre a molte altre cose) per il matematico e astronomo non ha nessuna simpatia. Anzi, Eratostene ce l’ha proprio nel mirino: «Il suo esperimento, se mai effettuato veramente, è forse l’unico che viene ribadito al giorno d’oggi per confermare la rotondità della Terra».

E non provate a dirgli che ci sono le foto scattate dallo spazio, e soprattutto non nominategli la Luna. Ma come, lei non ha festeggiato i 50 anni dell’allunaggio avvenuto, appunto, il 20 luglio 1969? «Una gigantesca farsa, sulla Luna non ci siamo mai andati».

Albino Galuppini, 53enne di professione agricoltore, laurea in Scienze naturali indirizzo paleobiologico («come Alberto Angela»), difensore dell’ambiente («ma non ambientalista»), nemico del consumismo («sono contro il sistema»), ma soprattutto è un cospirazionista: le prove scientifiche, le versioni ufficiali secondo lui (e secondo un filone di pensiero che ha trovato una linfa inesauribile in rete) nascondono sempre la verità. Sul fronte del terrapiattismo è diventato un referente nazionale («mondiale, mi hanno chiamato anche dall’Australia»), «all’inizio non ci volevo credere neppure io, tutta la storia è stata inventata, ma la maggior parte della gente non lo sa: dietro ci sono sempre loro».

Nel suo libro «Quaderni della Terra piatta», Galuppini spiega chi sono questi «loro»: «Si narra che esista una setta impegnata a governare il mondo tirandone occultamente le fila da tempo immemorabile. Segreti inconfessabili verrebbero gelosamente custoditi, per suo beneficio, al genere umano da costoro che, per comodità (per comodità, ndr), appellerò Atlantidei». E qui per un attimo ti sembra di essere in una puntata di Voyager con Roberto Giacobbo che ti sta parlando dei Templari e del Priorato di Sion. Fondamentale la seconda parte del libro: «Le prove schiaccianti». La Terra non sarebbe quindi una sfera bensì un disco da 100mila km di perimetro «delimitato da un anello di ghiacci perenni chiamato Antartide».

Tra le prove «plausibili» della piattezza terrestre c’è «la possibilità di vedere città costiere e luci di fari marini ben oltre quanto la curvatura terrestre dovrebbe consentire». E vaglielo a spiegare che avendo la Terra una circonferenza di 40mila km il faro deve essere proprio lontano per vederlo più in basso di te («E allora perché dalle alture sopra Genova si vede la Corsica?»).

E se la Terra è piatta, ti dice convinto Galuppini, «l’uomo non è mai andato sulla Luna». Se vi state chiedendo qual è la consequenzialità delle due affermazioni, la spiegazione è presto detta: ti mentono da secoli sul posto in cui vivi, figurati se sono andati altrove. E quindi l’allunaggio? «Un capolavoro dell’inganno». Su questo fronte il riferimento di Galuppini è Bill Kaysing, autore nel 1976 del libro «We never went to the Moon», appunto «non siamo mai andati sulla Luna».

Secondo Kaysing/Galuppini le fotografie scattate dagli astronauti dell’Apollo 11 certificherebbero soltanto un fatto: l’allunaggio fu girato in un set cinematografico. Ma non da uno qualsiasi: da Stanley Kubrick. Del resto l’anno prima con «2001: Odissea nello spazio» aveva fatto pratica. E dove poteva essere questo set se non nella mitica (e misteriosissima) «Area 51» nel Nevada? Quella stessa «Area 51» dove il Governo americano ha nascosto l’Arca dell’alleanza trovata da Indiana Jones. Altro che piccolo passo per l’uomo, figuriamoci un balzo per l’umanità.

Del resto Galuppini ne ha anche per Neil Armstrong e per i suoi colleghi: «Perché alla conferenza stampa post missione erano così seri, avevano la coscienza sporca per le bugie?». L’immagine del profilo WhatsApp di Galuppini è un arcobaleno, a prima vista potrebbe sembrare una contraddizione: nella foto la striscia colorata ha la tipica curvatura terrestre. Ma riflettiamo. Al termine dell’arcobaleno non ci sta forse quella mitica pentolaccia piena di monete d’oro? Perché nessuno è mai riuscito a trovarla? Chi l’ha nascosta? Loro? E se avesse ragione Albino Galuppini da Visano? «La rivoluzione è appena cominciata». Aiuto.

 

Riproduzione riservata © Giornale di Brescia