L’ambiente e la lezione del domani

Meno polveri sottili, meno rumori, meno frenesia quotidiana. Il «coprifuoco» imposto dall’epidemia di coronavirus ci rimanda ad un’antica lezione le cui pagine sono state scritte con l’inchiostro della saggezza: alla natura dobbiamo essere grati, alla natura dobbiamo rispetto.
Abbiamo guardato altrove troppe e troppe volte ed ora ci stupiamo (!) se per la prima volta da anni e anni si vede il fondale dei canali di Venezia e i pesci che vi nuotano. A dirlo vien da sorridere: a Venezia ci sono ancora i pesci? Sì, nella ragionevole considerazione che dove c’è acqua c’è vita, anche sotto la superficie. Così come la nostra aria non ha come funzione primaria quella di smaltire i fumi, bensì quella ben più nobile di farci respirare a compimento di un ciclo virtuoso con la flora.
Se una lezione viene da queste tremende giornate è che tutti noi dovremmo ripensare modi e stili di vita in funzione di un progresso compatibile con nostra madre Terra. Riapriremo quindi il libro della saggezza? Ora tutti, o quasi, risponderemmo di sì in scia alla comprensibile angoscia, ma domani, finita l’emergenza, sarà lo stesso? Difficile a credersi, ma la vera sfida è quella di iniziare a fare scelte autonome senza aspettare la collettività: uno più uno fa due.
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