L’abete di Sanpolino torna con un appello: «Voglio sopravvivere»

L’albero era sparito il 5 ed è stato ritrovato con un biglietto: «Nessun ladro, ero abbandonato, si sono solo presi cura di me»
Il biglietto trovato accanto all'abete restituito a Sanpolino - Foto © www.giornaledibrescia.it
Il biglietto trovato accanto all'abete restituito a Sanpolino - Foto © www.giornaledibrescia.it
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L’allarme era scoccato la prima settimana di dicembre in due quartieri: a San Polo Cimabue e a Sanpolino - hanno confermato i presidenti dei due Cdq - hanno rubato nel giro di poche ore gli alberi di Natale consegnati dal Comune per addobbarli insieme ai residenti dei rispettivi borghi. Invece, almeno per quanto riguarda l’abete lasciato in via Magda Bala, nel quartiere più giovane della città, la storia è ben diversa. Nessun furto, al contrario: si è trattato di un gesto di cittadinanza attiva e di rispetto della natura.

A testimoniarlo è il cartello che spiega cosa è capitato: la pianta è infatti tornata al suo posto nella serata di ieri, accompagnata da una lettera-appello. «Ciao sono un abete. Mi hanno lasciato in un vaso piccolo e anonimo sul marciapiede, non distante dai cassonetti, così qualcuno mi ha portato a casa pensando che fossi stato buttato come un rifiuto, ma quando i giornali hanno pubblicato la notizia del furto sono stato riportato dove mi hanno preso». Uno scenario, questo, che il presidente del Cdq, Paolo Ferrari, aveva preso in considerazione, sperando che nessuno in quartiere avesse davvero pensato di rubare l’albero.

La lettera, però, si conclude con l’invito a una riflessione: «Il vento mi ha buttato a terra e fatto rotolare per ore, finché una persona mi ha portato al riparo con l’idea di piantarmi in una zona in cui crescere bene e fare quello per cui madre Natura mi ha creato. Avrei potuto essere finalmente libero, ma ho preferito tornare per suggerirvi una riflessione. Noi abeti possiamo vivere centinaia di anni, ma non confinati dentro un soffocante cilindro di plastica. Probabilmente il Comune non intende piantarmi a Sanpolino, perché non sono una pianta autoctona, ma i miei cugini gelsi uccisi al Pampuri lo erano. Si sprecano milioni di parole sull’urgenza di salvare il pianeta, ma di fatto nessuno fa nulla di concreto. Riflettete su quanto accade».

Contento il presidente Ferrari che, accolto il messaggio, lo gira direttamente alla Loggia: «Lo addobberemo e poi speriamo che lo piantumino». Del resto, a Brescia gli spazi verdi non mancano. Ed essere green significa anche questo: rispettare il pianeta, a partire dai comportamenti quotidiani. Per rendere sostenibili anche le nostre tradizioni.

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