Kamchatka: la conquista non è un gioco, ma un film

L’avventura di Mazzocchi, Tomasini e Zucchi nella sperduta penisola russa sarà proiettata a Medicina
Lunedì in aula magna. Aldo Mazzocchi alla conquista della Kamchatka
Lunedì in aula magna. Aldo Mazzocchi alla conquista della Kamchatka
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Alzi la mano chi conosce la Kamchatka. E non facciano i furbi tutti coloro che per anni (soprattutto tra gli Ottanta e i Novanta) si sono ritrovati in casa di amici, almeno una volta a settimana, e hanno sistematicamente cercato di invaderla e riempirla di carrarmatini per conquistare il Mondo. Costoro al massimo sanno indicarla sulla cartina, quella del Risiko. Ma non la immaginano nemmeno.

Lunedì alle 21. In una sala che può contenere centinaia di persone - tipo l’aula magna di una Facoltà come quella di Medicina a Brescia - giusto in tre possono portare le dita al cielo. Sono Aldo Mazzocchi, avvocato di 52 anni; Ottavio Tomasini, fotografo di 58; e Alberto Zucchi, 56enne istruttore di parapendio. Incuriositi dalla penisola russa a nordest del Giappone, affacciata sul mare di Bering ben più a nord di Vladivostok, i tre bresciani, fratelli siamesi di avventura, l’hanno camminata, pedalata, arrampicata, volata, fotografata e ripresa. E ora la raccontano a tutti gli appassionati di viaggi, natura, sport estremi e di conquiste. Oltre che di Risiko. Lo fanno attraverso le riprese che hanno girato nei 15 giorni del trekking estremo fatto ad agosto 2015. Immagini uniche, emozioni forti che saranno proiettate (gratis e in anteprima) lunedì 19, alle 21, proprio in aula magna di Medicina. Prodotto da Albatros Film, girato da Ottavio Tomasini, con le musiche di Mauro Cassani, Jury Magliolo e Kevin Magliolo, «Kamchatka, a flight journey» ripercorre l’ultima fatica di Aldo Mazzocchi, l’atleta della triade.

Il 52enne avvocato - già protagonista dell’Iditarod in slitta, dell’attraversata in mountain bike dell’Australia, della navigazione in kajak del Niger e della Yukon Arctic Ultra in fat bike - si era imposto la conquista di quel lembo estremo del pianeta senza l’utilizzo del motore a scoppio, dopo l’incontro illuminante con un fotografo d’avventura proprio alla Yukon. L’amico Ottavio l’ha seguito telecamera a spalle, anche dal cielo, trasportato dal parapendio condotto da Zucchi. I tre avventurieri hanno scoperto che la sperduta penisola russa è il perfetto connubio tra acqua, terra, aria e fuoco, ma anche che la Kamchatka, un tempo off limits per la presenza di testate nucleari sovietiche, con i suoi duecento vulcani è l’Islanda dell’Oriente estremo.

Mazzocchi, Tomasini e Zucchi ne hanno scelti cinque e li hanno scalati, per poi lanciarsi in volo dalla cima. Mentre gli altri due lo seguivano con un fuoristrada, tra una vetta e l’altra, Mazzocchi si è mosso in mountain bike, affrontando per due settimane distese di neve, fiumi rigonfi d’acqua, ma anche il rischio di trovarsi a tu per tu con colonie di orsi. Ha interpretato a modo suo una terra difficile, anche da pronunciare. Ma da vedere, anche comodi in poltrona.

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