Iva non pagata per 23 milioni Arco e Fogliata condannate

«Questo processo potrebbe avere un titolo: cronaca di un omesso versamento annunciato» ha detto in aula il pm Paolo Savio chiedendo la condanna degli imputati. Gabriele e Pietro Fogliata, Giovanni Gambari e Giambattista Saleri, vertici di Fogliata Spa e Immobiliare Arco, società finite nei guai con la giustizia a Brescia e a Gorizia.
Ieri mattina si è chiuso il primo grado del processo nel quale i quattro dovevano rispondere di omesso versamento di imposta. E per tutti è arrivata la condanna. Due anni e sei mesi per Gabriele Fogliata, un anno e cinque mesi per Pietro, un anno e tre mesi per Gambari e Saleri. Il giudice Giovanna Faraone ha poi disposto la confisca di beni per oltre 23 milioni, tanto quanto le loro società non hanno versato nelle cassedell’Erario.
Nel dettaglio, Arco non ha pagato undici milioni di Iva (due nel 2012 e nove nel 2013) mentre i mancati versamenti di Fogliata ammontano a 12 milioni di euro, dieci relativi al 2011 e due per il 2012. Strategia. «C’era una condivisione collettiva della strategia» ha detto il pm. «I soldi c’erano per tutti tranne che per lo Stato» ha aggiunto Savio che nella sua requisitoria ha anche attaccato l’Agenzia delle Entrate.
«Ad oggi devono incassare più di 25 milioni di euro e non solo non hanno ancora depositato istanza di fallimento, ma non si sono nemmeno costituiti a processo». Pronta la replica dell’avvocato Luigi Frattini, difensore degli imputati. «Il Tribunale ad oggi non ha mai accolto istanza fallimentare perché i creditori, Agenzia delle Entrate inclusa, sanno in base ad un piano di ristrutturazione di poter ottenere il denaro che gli spetta». Frattini, codice civile alla mano, ha poi ricordato che «lo Stato è al 26esimo posto della graduatoria dei creditori privilegiati e miei assistiti non hanno versato le imposte perché volevano finire i lavori, ottenere i ricavi e pagare i debiti prima con altri soggetti. La loro non è stata una scelta illecita».
Tesi non convincente per il giudice che ha disposto anche l’invio degli atti in Procura per valutare le posizioni dei componenti dei collegi sindacali delle due società e di Rino Gambari, padre di Giovanni, che avrebbe usato il figlio come «testa di legno» nel consiglio d’amministrazione di Arco immobiliare.
A Gorizia. I quattro imprenditori risultano essere anche tra i 12 coinvolti, accusati a vario titolo di bancarotta fraudolenta, ricorso abusivo al credito e false comunicazioni sociali, nell’inchiesta sulla costruzione di un centro commerciale in provincia di Gorizia. Venti imprese vanterebbero crediti per oltre venti milioni.
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