Io, la Barbie e le Birkenstock

Da piccolo giocavo con il Big Jim, ne avevo ovviamente vari modelli, il mio preferito era la versione agente segreto, muovendo il braccio cambiava faccia. Avevo anche il quartier generale del Big Jim, una patetica struttura su tre piani con gli sfondi a tema delle presunte stanze: c’era il tiro a segno, la sala computer, il garage e qualcos’altro.
Mia sorella giocava con le Barbie, variamente abbigliate, e pure lei le alloggiava in una patetica struttura su tre piani, la casa di Barbie ça va sans dire. Ken non mi è mai piaciuto, troppo sfrontato, banalmente eccessivo.
Erano gli anni Ottanta, si giocava senza tante riflessioni, decenni dopo avremmo scoperto che quelle innocue scelte di gioco erano frutto di una società patriarcale, così dicono oggi i giovani che ne sanno. Gli stessi giovani che corrono al cinema per vedere il film di Barbie, ma tutto quel rosa sparato senza pietà può evidentemente dare alla testa. Sui social (dove altrimenti?) si moltiplicano infatti i racconti di Barbie Break Up (mi scuso per lo sfoggio di inglese che peraltro non parlo), ovvero le rotture per colpa appunto della nuova pellicola dedicata all’iconica bambola.
Come due persone sane di mente possano lasciarsi dopo aver visto il film di Barbie è mistero inspiegabile. Ma probabilmente nella domanda c’è già la risposta.
Barbie non indossa più i tacchi, che fanno troppo Dallas, ma delle Birkenstock (non importa come pronunciate il nome), ovvero comode ciabatte, quelle con due fibbie per intenderci. Le ho sempre trovate orrende, ineleganti. Ora le ho comprate, non perché abbia cambiato idea, per sembrare moderno.
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