Invasero la casa degli zii Donegani: attivisti tutti assolti

I fatti risalgono al 2016: nella casa nel 2005 i coniugi furono uccisi e fatti a pezzi dal nipote del piano di sopra, Guglielmo Gatti
La villette dei coniugi Donegani nel 2016 - © www.giornaledibrescia.it
La villette dei coniugi Donegani nel 2016 - © www.giornaledibrescia.it
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Si è concluso senza responsabili il processo a carico degli otto imputati, tutti nell’orbita dell’associazione Diritti per tutti - Centro sociale Magazzino 47, per l’occupazione e i danneggiamenti della casa di via Ugolini in città dove, fino al 30 luglio del 2005 - giorno in cui furono uccisi e fatti a pezzi dal nipote Guglielmo Gatti del piano di sopra - vivevano Aldo Donegani e Luisa De Leo, e per manifestazione non autorizzata.

Il giudice Mauro Ernesto Macca ha assolto sei degli otto imputati da tutte le accuse per non aver commesso il fatto, mentre ha dichiarato il non luogo a procedere per intervenuta prescrizione nei confronti di altri due in relazione all’occupazione e alla manifestazione non autorizzata, per assolverli dall’accusa di danneggiamento.

I fatti per i quali ieri si è chiuso il processo risalgono al febbraio 2016. Con l’obiettivo di dare una casa ad una coppia di origine ghanese con tre bimbi piccoli sfrattata da poco, in graduatoria per una casa popolare, ma non in condizioni di eleggibilità, gli attivisti «Diritti per tutti» opta per l’occupazione della casa dei due coniugi uccisi nell’estate di undici anni prima da Guglielmo Gatti. L’abitazione è disabitata da allora, al suo interno ci sono ancora gli effetti personali di Aldo Donegani e di Luisa De Leo, come pure i cartellini utilizzati dai carabinieri del Ris per repertare tutte le prove del terribile delitto dell’agosto 2005.

La palazzina e le sue pertinenze sono assalite dall’abbandono. Le aste per la vendita dell’abitazione di Gatti, complice l’impossibilità di aggiudicarsi anche quella al piano di sotto degli zii per questioni di carattere ereditario/burocratico, raccolgono una lunga sequenza di bandi deserti e senza l’ombra di un rilancio. In attesa che l’immobile al pian terreno finisca al patrimonio del demanio, per indegnità a succedere dell’unico erede delle due vittime (lo stesso Gatti), gli attivisti di Diritti per tutti lo invado, ripuliscono, sistemano e ci sistemano al suo interno la famiglia sfrattata. Una sistemazione provvisoria, visto che pochi giorni dopo a scattare, insieme alle denunce, sono anche i contatori: vengono staccate le utenze, la famiglia abbandona lo stabile per il freddo.

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