Indagine Invalsi, l'effetto «long Covid» pesa di più sulla scuola primaria

Anche la scuola sconta un effetto «long Covid», dopo il tempo della chiusura e delle attività a distanza. Tanto più è faticoso il recupero dei livelli pre-pandemia all’inizio della scuola primaria, mentre alcuni segnali di un riallineamento arrivano dalla secondaria e fa eccezione ai diversi livelli, rispetto all’italiano e alla matematica, l’apprendimento della lingua inglese, sostanzialmente non intaccato dalle restrizioni degli anni scorsi.
Sono questi i primi dati in evidenza, nel Rapporto provinciale sugli esiti dell’indagine Invalsi compiuta nella primavera del 2022. Una base di partenza, guardando alle prossime verifiche, a cura del ricercatore bresciano dell’Istituto nazionale per la valutazione del sistema educativo Paolo Barabanti, in collaborazione con il Polo provinciale per l’orientamento e l’istituto comprensivo di Adro.
Disequilibri e criticità
Lo studio focalizzato sulla realtà della nostra provincia, anche con raffronti in ambito regionale e nazionale, mette in evidenza disequilibri e criticità, da tradurre in obiettivi di progresso nella pianificazione didattica considerando il forte divario tra diversi indirizzi d’istruzione, la dispersione scolastica e le percentuali di un mancato raggiungimento dei traguardi minimi alla fine del percorso.
Nel quadro lombardo e nazionale si conferma la buona tenuta della scuola bresciana. Scuola per scuola, gli esiti sono arrivati a fine agosto, in tempo utile per la programmazione d’inizio d’anno, dopo la sintetica panoramica nazionale su campioni, proposta dall’Invalsi nel mese di luglio. Il Rapporto bresciano, arrivato alla settima edizione, offre una visione d’insieme e consente analisi più approfondite.
Si nota innanzitutto un calo nel punteggio medio delle classi seconde di scuola primaria, dove si è passati dai 207 punti del 2019 e 2021 ai 200 dello scorso anno in italiano; da 207 a 195 in matematica, nell’arco dei tre anni. Meno vistosa ma significativa, e più accentuata in matematica che in italiano, è anche la contrazione riportata in quinta elementare. Uno sguardo fuori provincia ci mette, nonostante la necessità di un recupero dei nostri standard nella scuola elementare, in posizione sostanzialmente pari per l’italiano in Lombardia e migliore per matematica, con distacchi significativi rispetto al contesto nazionale.
Alle medie
Ai punteggi della scuola primaria, assegnati sulle prove cartacee, subentrano i cinque livelli previsti per le prove computerizzate della scuola secondaria. Si stabilizza dopo il calo il livello degli apprendimenti in terza media, con il 63 per cento di alunni almeno al terzo gradino, per l’italiano nello scorso anno come nel 2021. In matematica la ripresa è già avviata, con due punti in più rispetto al 60 per cento di esiti positivi nel 2021. Resta un divario da colmare in entrambe le materie, guardando agli esiti pre-Covid.
Alle superiori
Passando alle superiori, spicca il divario tra diversi indirizzi di studio. A compimento del percorso, il 92 per cento degli allievi di liceo classico, linguistico e scientifico si collocava lo scorso anno almeno a livello tre, per italiano. Le percentuali scendevano a 74 negli altri licei, 66 negli istituti tecnici, 28 nei professionali. Per matematica si passa dal 97 per cento dei tre licei sopra menzionati al 77 degli istituti tecnici e si scende al 67 per cento degli altri licei e al 32 degli istituti professionali che, per l’inglese, fanno registrare esiti almeno sufficienti (livello B2) solo nelle misure del 27 e del 17 per cento, per la lettura e per la comprensione. Le nostre valutazioni medie lasciano un po’ a desiderare in Lombardia per l’italiano e per l’ascolto della lingua inglese, ma ci rifacciamo in matematica, con 7 punti di vantaggio.
Chi lascia
La dispersione scolastica è il grande punto dolente della scuola italiana, terzultima prima di Spagna e Romania nella classifica europea, con il 12,7 per cento di ragazzi che non arrivano al diploma almeno triennale a fronte del 9,7 della media continentale. Il Rapporto focalizza l’attenzione su questo aspetto, riconoscendo i progressi fatti nel giro di vent’anni e la necessità di un impegno ulteriore, con obiettivi fissati al 2025 e fondi previsti nel Pnrr. Le prove Invalsi aiutano a vedere anche la dispersione «implicita» di quei ragazzi che escono dalla scuola con un diploma, senza aver raggiunto i requisiti minimi in tutte le tre materie oggetto di verifica: uno su 200 al termine della terza media, 3 su cento in quinta superiore. Pesa il dato socio-economico delle famiglie e maggiore è la fatica per gli stranieri, soprattutto di prima generazione.ScuolaI risultati bresciani dell’indagine Invalsi.
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