Incidenti mortali, più vittime in moto che in auto ma nel 2023 calano i decessi

Tante lacrime solcano i visi coperti dagli occhiali da sole in una giornata mite e nitida. Una mamma che perde un figlio cerca lo sguardo di chi ha vissuto lo stesso dramma perché è l’unica che può sapere il dolore che si prova. Non vi è più gioia in fondo ai suoi occhi».
La struggente voce narrante dà il via al tristemente tradizionale appuntamento bresciano nella Giornata Mondiale del ricordo delle vittime della strada. Il parco della memoria che domina davanti all’ingresso del parco Ducos 2 è ormai un susseguirsi di monoliti in graniglia di marmo nero: le steli compongono un monumento che è allo stesso tempo memoria e monito e l’unica consolazione è l’altezza sempre inferiore che testimonia la diminuzione delle morti con trascorrere degli anni. Nel 2000 furono 260 le vittime sulle strade bresciane, ventidue anni dopo sono state 61. Nei primi 11 mesi dell’anno in corso, invece, la drammatica lista di nomi e volti è ferma a quota 54. Non freddi numeri ma storie uniche di vite spezzate e di famiglie devastate.
Morti in calo
A farsi carico del momento di commemorazione e di sensibilizzazione alla sicurezza stradale è da anni l’associazione «CONdividere la strada della vita», che attraverso il lavoro instancabile del suo presidente Roberto Merli, anche lui padre di un ragazzino morto in un incidente, è riuscito a tessere relazioni e rapporti istituzionali tutti finalizzati a un unico obiettivo: ridurre al massimo gli incidenti e dunque i feriti e i morti sull’asfalto. «Questa diminuzione in 23 anni non basta - rileva Merli -, Brescia è costantemente maglia nera rispetto al resto della Lombardia e l’unica ricetta resta la prevenzione».
Sempre più motocilisti
I dati certificano che sono soprattutto i centauri a perdere la vita in strada (oltre la metà delle vittime del 2023 guidava una moto) e l’età media resta sempre molto bassa. Il 90% delle vittime - una costante nel corso degli anni - è infine di sesso maschile. «Oggi sappiamo che a perdere la vita sulla strada sono soprattutto i giovani e i motociclisti, perciò sappiamo dove e come agire», continua Merli.
Di campagne di prevenzione (in corso) nelle scuole e tra i ragazzi hanno parlato anche il consigliere provinciale Paolo Fontana e l’assessore comunale Valter Muchetti - che hanno anche invitato ad insistere nella «cultura delle regole e del rispetto degli altri». Tra i presenti al momento di commemorazione, concluso con la benedizione della stele da parte di padre Domenico Fidanza (che ha anche officiato la messa nel corso della mattinata nella chiesa di Sante Capitanio e Gerosa), c’erano anche i rappresentanti di Polizia e carabinieri, oltre all’Anmil e alla Croce bianca. Ma soprattutto diverse famiglie che hanno pagato sulla propria pelle la perdita di un figlio, di un fratello o di un parente.
I dati diffusi dall’Istat, d’altronde, restano impietosi. Solo lo scorso anno nel Bresciano gli incidenti sono stati 2.840 e hanno causato 3.799 feriti - oltre ad aver spezzato la vita a 61 persone. E anche se il numero dei sinistri è calato rispetto al 2021 (300 in meno), il dato resta monstre. Così come è allarmante il tasso di mortalità relativo: nel Bresciano è a quota 4,9, di quasi un punto superiore al dato regionale (4,0).
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