Incidente al Crossdromo: «Tragica fatalità, ma nei primi giri i rischi sono alti»

Il mondo dei motori è sotto choc dopo la morte di Andrea Roberti ieri sulla pista di Rezzato. L’esperto: «Da sempre si lavora sulla sicurezza»
I soccorritori al Crossdromo di Rezzato - Foto © www.giornaledibrescia.it
I soccorritori al Crossdromo di Rezzato - Foto © www.giornaledibrescia.it
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Il mondo motoristico bresciano è ancora sotto choc dopo la notizia del tragico incidente sulla pista di Rezzato in cui ha perso la vita un ragazzo di soli 16 anni. Per tutta la giornata di ieri tra i team, i gestori degli impianti e gli organizzatori delle competizioni sono rimbalzati messaggi increduli che hanno presto dovuto lasciare il posto al dolore di tutto l’ambiente delle corse in pista per una vita spezzata troppo presto.

Tutti gli addetti ai lavori sono concordi, si è trattato del più classico e pericoloso incidente di gara, il caso in cui il destino ci ha messo lo zampino nonostante siano state prese tutte le misure di sicurezza previste in situazioni come questa. «La fatalità del momento ha avuto il sopravvento sulle evidenti misure di sicurezza presenti sulla pista di Rezzato e sulla prontezza nei soccorsi» dicono a bordo pista.

Nelle ore in cui la notizia ha raggiunto tutta la comunità degli appassionati di motocross ci si è domandati, ancora una volta, come possa essere accaduto, anche in contesti in cui da sempre si lavora con impegno per la sicurezza provando a limitare i danni e avere esiti meno dolorosi. «È un incidente di gara - dice l’esperto Giuseppe Beppe Canella - che lascia ben pochi ragionamenti su come poteva essere evitato». Canella, oggi pilota veterano ma con alle spalle un lungo passato agonistico nel motocross e nell’enduro, colloca la partenza e i primi giri, quelli in cui è avvenuto l’incidente di ieri, tra i più pericolosi nelle competizioni di motocross: «La partenza e i primi giri - dice poi Canella - sono momenti di grande tensione e soprattutto per i piloti più giovani che, naturalmente, ci mettono tanta foga e tanta passione per essere tra i primi, a emergere subito a ogni gara».

Facendo parlare la sua grande esperienza Canella spiega che «le cadute nelle prime curve in motocross sono le più temute e purtroppo quelle con gli esiti più gravi, perché al rischio della caduta stessa, che spesso non si rivela il trauma maggiore, il pericolo vero è costituito dal resto del gruppo, piloti e moto che seguono, e che non sempre riescono a evitare l’improvviso ostacolo». Canella allarga il discorso: «Anche nella velocità in pista è alto il rischio di essere investiti dagli altri concorrenti dopo una caduta. mentre nell’enduro (in cui il concorrente gareggia da solo, ndr) la componente umana è meno determinante rispetto agli ostacoli naturali tra cui pietre, alberi e dislivelli che possono rendere anche in questa specialità più gravi le conseguenze di una scivolata».

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