In via Tartaglia odori e rumori, ma pure malattie

La battaglia dei residenti contro un’azienda che lavora polimeri di plastica
La fabbrica si è insediata vicino ad una zona residenziale - Foto © www.giornaledibrescia.it
La fabbrica si è insediata vicino ad una zona residenziale - Foto © www.giornaledibrescia.it
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Rumore fin dal primo mattino ed esalazioni maleodoranti. Ma non solo: all’annoso problema della convivenza tra gli abitanti di via Tartaglia e zone limitrofe a Virle Treponti e un’azienda, legata alla Green Compound srl, che dal luglio 2018 lavora polimeri di plastiche riciclate, ora si aggiungono problemi di salute.

Ad uno dei residenti è stata diagnosticata una polmonite batterica che attende accertamenti approfonditi, mentre sarebbero numerosi i casi di cefalee, congiuntiviti e affezioni alle vie respiratorie, come denunciano gli stessi residenti. Ma ripercorriamo brevemente la storia.

Già poche settimane dopo l’insediamento dell’azienda in via Lithos, in un’area ibrida fra industriale e residenziale, a causa dei cattivi odori e del rumore gli abitanti avevano creato il Comitato di via Tartaglia, per tutelare il loro diritto alla salute e coinvolgendo subito l’allora Amministrazione comunale, che aveva dato all’azienda il permesso di apertura. A seguito delle prime proteste e dei primi accertamenti da parte delle Forze dell’ordine, l’amministrazione aveva fatto chiudere nell’autunno 2018 per tre mesi l’azienda, poiché per il tipo di emissioni che venivano prodotte c’era bisogno dell’Aua (autorizzazione unica ambientale), rilasciata dalla Provincia su semplice autocertificazione.

Autorizzazione poi arrivata con la richiesta di alcuni adeguamenti. Iresidenti lamentano però che odore e rumore sono sempre presenti, e che non sarebbero rispettate le distanze di legge: per la torre di emissione almeno 50 metri dall’abitato (ma è a soli 14) ed un’altezza di 2 metri sopra le finestre delle case vicine (sarebbe addirittura al di sotto).

Finestre e porte del capannone, malgrado le disposizioni di restare chiuse, sarebbero spesso aperte, e la distanza da luoghi sensibili come oratori e scuole è inferiore ai 500 metri. Il comitato, che in questi anni sta portando avanti una lunga e costosa battaglia supportato dalla presenza di un avvocato e di un tecnico ambientale, per ora ha prodotto solo un corposo dossier di segnalazioni ad enti ed autorità territoriali, e due ricorsi al Tar sostenuti da 250 firme di cittadini. I residenti però non si fermano. «Qui si parla di salute - spiegano - e la partita è aperta».

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