In Questura il ricordo di Palatucci il funzionario che salvò ebrei a Fiume

Celebrato nell'anniversario della morte il sacrificio del funzionario che cadde nel lager di Dachau. A Brescia visse a lungo un suo collaboratore
  • Questura, il ricordo di Giovanni Palatucci, il poliziotto morto a Dachau
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Deposizione di una corona di fiori e consegna di cento pacchi alimentari a famiglie in difficoltà ieri mattina in questura da parte dell’Associazione Nazionale Polizia di Stato e dell’associazione Fede, Speranza e Carità. Una giornata voluta per ricordare l’ex reggente della Questura di Fiume Giovanni Palatucci morto nel 1944 in un campo di concentramento nazista, dove fu deportato con l'accusa di «intelligenza col nemico». 

Chi era Palatucci

Dalle verdi vallate dell'Irpinia al cupo orrore del campo di sterminio di Dachau. Attraverso una vita che - rispettosa fino all'estremo dei princìpi che avevano sempre ispirato il suo comportamento di uomo di funzionario di Polizia - lo portò durante la follia del razzismo nazifascista a salvare migliaia di famiglie ebree altrimenti destinate alla deportazione. È questa la vicenda umana di Giovanni Palatucci, classe 1909, che alla guida della Questura di Fiume dal 1937 e negli anni drammatici che seguirono l'8 Settembre (quando la città istriana divenne crocevia di speranza per profughi e perseguitati provenienti da tutta Europa) riuscì con la sua determinazione e con il suo rigore morale a sottrarre alla barbarie oltre cinquemila ebrei perseguitati. Numeri sui quali, tuttavia, uno studio del Primo Levi Center di New York pone dei dubbi.

Giovanni Palatucci, vice commissario di Polizia, morì a Dachau a 36 anni il 10 febbraio 1944 - © www.giornaledibrescia.it
Giovanni Palatucci, vice commissario di Polizia, morì a Dachau a 36 anni il 10 febbraio 1944 - © www.giornaledibrescia.it

Giovanni Palatucci - che la Chiesa riconosce come Servo di Dio - morì a Dachau a soli 36 anni il 10 febbraio 1945, ragione per la quale lo si ricorda proprio in queste ore. Per la sua opera e per la sua attività altamente meritoria, per la sua azione eroica, lo stato di Israele lo ha proclamato e riconosciuto Giusto tra le nazioni. Come tale è ricordato anche nel Bresciano, tra le varie località anche nel Giardino dei Giusti di Montichiari.

A Brescia un suo collaboratore

Amerigo Cucciniello, ritratto nel 2003 a San Bartolomeo: a Fiume fu collaboratore di Giovanni Palatucci - © www.giornaledibrescia.it
Amerigo Cucciniello, ritratto nel 2003 a San Bartolomeo: a Fiume fu collaboratore di Giovanni Palatucci - © www.giornaledibrescia.it

A lungo, il ricordo di Palatucci fu preservato nella nostra città anche in ragione del fatto che a lungo a Brescia visse uno dei suoi collaboratori a Fiume nelle ore terribili seguite all'8 settembre 1943. Si tratta di Amerigo Cucciniello, scomparso nel 2004. Viveva a San Bartolomeo e di Palatucci, del quale fu anche autista, conservava una memoria precisa: «Giovanni Palatucci - raccontò in un intervista del 2003 al Giornale di Brescia - era un fervente cattolico, colto, generoso. Ci insegnò a salvare tante famiglie ebree. Non c'era una abilità particolare. Era necessario crederci e comportarsi da fratelli con le madri, i padri e i figli di Israele. Partivamo da Fiume, si prendeva il treno e si arrivava a Santià, a Torino... Non ho fatto niente di particolare. Quell'uomo, invece, era un santo. Alla fine i tedeschi gliel'hanno fatta pagare...».

Cucciniello era di Avellino, proprio come Palatucci. A Brescia ci arrivò per un giro del destino: «Dopo la guerra sono andato in Sud America, ho insegnato. In Argentina ho incontrato mia moglie, Sparta. Lei e suo fratello Franco sono di Brescia e io sono diventato di Brescia...» raccontava con la semplicità e la modestia che lo accompagnarono sempre.

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