In piedi e in coda per un prelievo: «Situazione assurda»

Tensione nell’area Stauffer e aggressioni agli operatori sanitari: «Ci è toccato chiamare i Carabinieri»
PRELIEVI, CAOS E POLEMICHE
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Decine di metri di coda, una «catena umana» che riempie con snodi irregolari l’area Stauffer e desta curiosità tra passanti e automobilisti. Alle 7.30 del mattino il servizio prelievi di via Marcantonio Ducco ha aperto soltanto da 30 minuti, ma davanti all’ingresso della Palazzina Stauffer sono accalcate già svariate decine di persone.

C’è anche chi si è svegliato all’alba ed è arrivato alle 6 per riuscire ad accaparrarsi posti in prima fila nel lungo purgatorio che conduce nel reparto del Civile. «E anche oggi sarà lunga», sbuffa tra sé e sé dietro la mascherina un uomo, che non deve essere alla sua prima volta.

A causa delle misure di sicurezza e distanziamento anti-covid non è più possibile assieparsi nella sala d’attesa all’interno della struttura, così il lasciapassare viene dato a circa dieci persone alla volta, via via che vengono effettuati gli esami. E gli altri - spesso anziani - sono costretti ad attendere per ore in piedi, al sole o sotto la pioggia, in fila indiana, non sempre in maniera diligente.

«È scandaloso che non sia stata messa neanche qualche panchina per sedersi nell’attesa», si lamenta una donna. Nel frattempo il serpentone di pazienti in attesa è in aumento, e sembra voler arrivare ad accerchiare la stessa struttura. «Mio marito è stato operato al ginocchio, non può stare in piedi neanche mezz’ora, figurarsi due ore», dice una signora. «Ci lasciano qui allo sbaraglio, questa è la nostra sanità», le fa eco un’altra senza celare profonda amarezza.

Ogni giorno nell’area sotto la palazzina Stauffer si ripete la medesima scena. Siamo solo a due passi dall’ospedale, ma la vera babele sembra essere qui. È proprio in quel momento - col prolungarsi dell’attesa e l’aumento delle temperature - che spesso la situazione degenera. Piovono parole grosse, insulti, richieste rivolte ai destinatari sbagliati. E come spesso accade, a subire la rabbia giustificata è il personale sul posto.

«Non ce la facciamo più - dicono alcuni operatori sanitari, che preferiscono restare anonimi - ogni giorno dobbiamo gestire gli assembramenti che si creano, perché non viene rispettato il distanziamento, nonostante siano stati applicati a terra indicatori per delimitare gli spazi». E troppe volte la tensione aumenta a dismisura. «Diverse volte abbiamo ricevuto aggressioni verbali - continuano i sanitari - che a volte rischiano di sconfinare in aggressioni fisiche. Più volte siamo stati costretti a richiedere l’intervento dei carabinieri per ripristinare l’ordine».

La situazione in via Marcantonio Ducco è degenerata dall’inizio di agosto, in coincidenza con la chiusura per ferie dei centri prelievi privati. Così si è passati dai circa 400 accessi al giorno agli oltre 500 di media, a fronte di sole 4 ore di apertura (dalle 7 alle 11), facendo schizzare i tempi di attesa - già importanti fino allo scorso luglio. 

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