In due anni ci sono stati 25 infortuni nelle cave bresciane

È il drammatico bilancio dell'incidentalità del settore estrattivo in provincia di Brescia. Da qui l'opuscolo «Lavorare in cava» aggiornato
PREVENIRE GLI INFORTUNI IN CAVA
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Venticinque infortuni negli ultimi due anni, di cui uno mortale e sei gravi, con prognosi cioè sopra i 30 giorni. È il drammatico bilancio dell'incidentalità, in provincia di Brescia, del settore estrattivo, quello che a livello nazionale detiene il triste primato del più alto rapporto fra infortuni gravi e numero di lavoratori. 

Le cave di monte sono, poi, il luogo di lavoro più pericoloso in assoluto, un settore che nel bresciano conta 105 cave attive, su 135 autorizzate con un potenziale estrattivo di 41 milioni di metri cubi e 400 lavoratori, a cui vanno aggiunte altre decine di persone che operano nell'indotto. Anche da questa evidenza è emersa la necessità di aggiornare l'opuscolo «Lavorare in cava», realizzato nel 2014, dalla Provincia di Brescia in collaborazione con la Scuola Vantini.

Già nei prossimi giorni, per l'update del manuale, partirà un tavolo tecnico di cui fanno parte tutte le realtà coinvolte: dalle associazioni datoriali ai sindacati, passando per Areu e Anmil. Non solo, in ogni casco sarà inserito un tesserino con i numeri da chiamare in caso di emergenza e a ogni varco cava sarà posizionato un cartello con la mappatura e le coordinate da indicare in caso di interventi di soccorso. Entro giugno 2023 sono previsti anche 5 moduli di formazione da 6 ore per circa 100 lavoratori.

L'incontro di presentazione di «Lavorare in cava» è stato anche l'occasione per parlare del piano cave provinciale, in scadenza nel 2024 quello nuovo sarà immediatamente operativo senza soluzione di continuità.

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