Il vescovo ai giovani: «Siate operatori di pace»

Dopo due anni è tornata in presenza la Veglia delle Palme, oltre mille ragazzi al San Filippo
  • Veglia delle Palme, il vescovo incontra i giovani
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«Finalmente torniamo a incontrarci in occasione della Veglia della domenica delle Palme, un appuntamento a cui eravamo affezionati e che ci è mancato in questi ultimi due anni». Le parole del vescovo Pierantonio Tremolada hanno riassunto al meglio il pensiero degli oltre mille ragazzi arrivati da tutta la diocesi per partecipare ieri sera all’incontro al Centro San Filippo.

Una nuova sede che segna l’ennesima tappa di un percorso iniziato decenni fa, quando le Veglie delle Palme partivano dal castello per arrivare fino in Duomo.

In festa

Durante l’incontro al Centro San Filippo spazio anche a suggestivi momenti di danza
Durante l’incontro al Centro San Filippo spazio anche a suggestivi momenti di danza

All’entusiasmo dei giovani, e appunto del vescovo, si è unito quello di don Giovanni Milesi, responsabile della pastorale giovanile della Diocesi: «Un ritorno in presenza fondamentale, un incontro di cui si sentiva il bisogno, dopo due anni di lontananza». Nuova location, una scelta apprezzata anche dai partecipanti, una location «spaziosa» che ha appunto consentito di ritrovarsi in sicurezza: «Ripeto: per noi, e per i giovani, era fondamentale vivere questa Veglia in presenza. Ringraziamo il Centro San Filippo, abbiamo voluto fare le cose in grande - ha proseguito don Milesi -: abbiamo avuto quasi mille iscrizioni: era importante per i nostri ragazzi ritrovarsi, in una serata in cui abbiamo unito musica, divertimento, danza, poesia, preghiera e riflessione. L’abbiamo sognata due anni una serata del genere. Finalmente è diventata realtà».

Il programma quello che tradizionalmente fa da filo conduttore a questi eventi: musica, canti, suggestive coreografie che hanno reso la serata ancora più speciale. Una vera e propria festa insomma: spazio anche ad alcuni video nei quali papa Francesco ha risposto alle domande di alcuni giovani. E si è poi ovviamente parlato di Gesù della sua figura, del suo ingresso a Gerusalemme. «Inizia la grande festa della nostra fede, guidati da Gesù». Giovani in cammino che guardano l’orizzonte. Quindi la Veglia, con la riflessione del vescovo.

Riflessione

Ovviamente protagonista il tragico conflitto che sta sconvolgendo l’Ucraina e il mondo. «Mentre le nebbie di questa grande sofferenza che è la pandemia si stanno diradando - ha detto il pastore della Chiesa bresciana -, l’orizzonte si fa purtroppo di nuovo oscuro. La guerra si è affacciata tristemente sulla scena della nostra vita quotidiana. La stiamo vedendo da vicino. In verità già c’era nel mondo, ma era lontana e forse per questo, dobbiamo confessarlo onestamente, non ne avevamo piena coscienza». Ma ora è diverso, perché «è qui alle nostre porte e anche noi, la generazione dell’Europa che non ha conosciuto i terribili conflitti mondiali del secolo scorso, improvvisamente ci rendiamo conto di che cosa sia veramente la guerra: qualcosa di selvaggio e di mostruoso, semplicemente assurdo e assolutamente vergognoso. È la barbarie che prende il posto della civiltà e all’improvviso devasta la vita. Vediamo il dolore e il terrore negli occhi dei bambini e delle madri che fuggono per salvarsi; vediamo lo scempio e la devastazione nelle fosse comuni, nei corpi martoriati, negli edifici sventrati. Uno scenario spaventoso, che ci lascia senza parole. Una vera e propria sconfitta per l’umanità, un sacrilegio - come lo ha definito papa Francesco - e insieme una follia».

Il conflitto

Come aveva detto durante la preghiera in Cattedrale, il vescovo ha ribadito che «quando la pace è messa in pericolo si capisce ancora di più quanto essa sia preziosa». «Con la pace tutto è possibile, con la guerra tutto è perduto - ha proseguito mons. Tremolada citando le storiche parole di Pio XII -. Lo vediamo con i nostri occhi. Qui però sorge spontaneo il desiderio di capire, di spiegare le ragioni che possono assurdamente condurre allo scempio di un conflitto devastante. E si intuisce allora che la pace non è scontata. Essa è un frutto che si raccoglie dopo aver a lungo seminato. La pace domanda rispetto reciproco, senso della giustizia, dialogo, intelligenza, pazienza, sincerità, fiducia. Domanda essenzialmente un cuore puro, libero dall’orgoglio personale».

L’impegno

Da tutta la provincia: oltre mille ragazzi sono arrivati da tutta la diocesi - Foto Marco Ortogni/Neg © www.giornaledibrescia.it
Da tutta la provincia: oltre mille ragazzi sono arrivati da tutta la diocesi - Foto Marco Ortogni/Neg © www.giornaledibrescia.it

Ecco allora l’invito a diventare «operatori di pace»: «Vorrei esortarvi con tutta la forza che mi viene dal ministero di vescovo, che il Signore mi ha affidato ad essere operatori di pace e ad esserlo in forza della vostra fede». Non è certo cosa facile, il vescovo Tremolada lo ha sottolineato: «Non si è operatori di pace a poco prezzo. Non illudetevi che basti per questo qualche buona intenzione o qualche sano ragionamento. La pace tra le nazioni ma anche la pace nelle nazioni, e poi nelle città, nei paesi, nei quartieri, negli ambienti di lavoro, tra parenti e amici, nelle famiglie, questa pace che deve permeare l’intera nostra vita, domanda una profonda conversione del cuore». Perché, ha concluso mons. Tremolada, «la pace intorno a noi deriva dalla pace dentro di noi. La mano non si alzerà mai contro un altro uomo, la bocca non dirà mai di lui che è un nemico, l’occhio non lo fisserà mai con odio e rancore se il cuore avrà imparato a riconoscerne la dignità e la sacralità».

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