Il teleriscaldamento di Brescia un modello all'avanguardia

Recuperare energia e calore per l'intera città riciclando i rifiuti, un esempio concreto di attuazione dei principi di sviluppo sostenibile e responsabile
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Il teleriscaldamento prese avvio a Brescia nel lontano 1972, prima della grande crisi energetica seguita al 1973, in un quartiere di nuova costruzione e si estese poi a buona parte della città. All'inizio la centrale del teleriscaldamento era alimentata a metano, a metà degli anni Ottanta poteva essere alimentata indifferentemente a metano, olio combustibile e carbone. Oggi il teleriscaldamento è fornito in maniera significativa dall'impianto di termovalorizzazione dei rifiuti. Si tratta di una centrale di cogenerazione di elettricità e calore che utilizza come combustibile i rifiuti solidi urbani della città di Brescia e della provincia oltre alle biomasse, detratta la quota di rifiuti utilmente riciclabili come materiali (carta, vetro, lattine, organico), che sono oggetto di «raccolta differenziata».

Il termovalorizzatore di Brescia costituisce un modello di riferimento in tutta Europa, soprattutto per le sue caratteristiche di salvaguardia dell'ambiente e di strumento attivo per l'energia rinnovabile e lo «sviluppo sostenibile e responsabile». È stato realizzato secondo le migliori tecnologie, per svolgere un'attività di servizio pubblico: lo smaltimento e il recupero energetico dei rifiuti non utilmente recuperabili come materiali.

Al termoutilizzatore arrivano i rifiuti che restano dopo la raccolta differenziata, che a Brescia, nel 2010 ha superato il 40% tramite Aprica SpA, società del Gruppo A2A, al quale si aggiunge un altro 3-4% raccolto da altri operatori. Dalla combustione dei rifiuti si producono elettricità e calore, con risparmio di combustibili fossili, di gas serra (anidride carbonica) e di emissioni, rispetto alla produzione della stessa energia con impianti tradizionali (si evitano il 94% di polveri, il 93% di ossidi di zolfo, il 47% di ossidi d'azoto il 43% di anidride carbonica).

Le emissioni sono costantemente ed accuratamente monitorate, con doppia strumentazione, per tutti i parametri previsti dalle normative. Come è già avvenuto per la caldaia policombustibile della Centrale Sud (Lamarmora) del teleriscaldamento, il 50% dell'investimento complessivo per la realizzazione dell'impianto è stato destinato ai sistemi di depurazione dei gas di combustione e a quelli di protezione ambientale. L'impianto è in grado di bruciare 800mila tonnellate l'anno di rifiuti e biomasse, producendo 570milioni di kWh elettrici e 527milioni di kWh termici, consentendo un risparmio di 150mila Tep (tonnellate equivalenti di petrolio) ed evitando emissioni di anidride carbonica di oltre 400mila tonnellate l'anno.

Riproduzione riservata © Giornale di Brescia

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