Il telefono non prende: è partita la mappatura per portare il segnale anche in alta quota
In un mondo sempre più connesso sembra impossibile ci siano ancora zone nelle quali il cellulare non prende. Eppure in certe aree d’Italia navigare su internet, mandare un messaggio o effettuare una semplice chiamata è ancora difficoltoso: un problema che grava su alcuni luoghi specifici, relegati ad essere territori di serie B. La questione riguarda sia la telefonia mobile che quella fissa, e anche nel Bresciano sono tante le località - soprattutto montane - isolate e, dunque, abbandonate a loro stesse.
Le aree in cui il cellulare non ha tacche si concentrano maggiormente in Valcamonica, ma il segnale manca anche in alcune località della Valtrompia, della Valsabbia, e del lago di Garda. E le conseguenze sono spesso rilevanti anche per quanto riguarda la sicurezza pubblica, in particolar modo per quelle persone che, come succede ultimamente, si trovano in difficoltà in zone sconosciute.
Per ovviare al problema, l’Unione nazionale dei comuni, delle comunità e degli enti montani (Uncem) ha rilanciato la mappatura delle aree in cui manca, appunto, la copertura telefonica, così da poter permettere ai vari enti di intervenire per migliorare una situazione che è spesso critica. La prima rilevazione è stata effettuata nel 2019 e sono state registrare 1.450 segnalazioni totali provenienti da tutto il territorio nazionale. Ad agosto di quest’anno le segnalazioni erano più di 2.300 e il dato è in continuo aumento.
In provincia
Rispetto alle prime rilevazioni del 2019, anche in alcune aree del Bresciano la situazione è migliorata e sugli schermi dei cellulari finalmente si è intravista qualche tacca. Rimangono però ancora tante le zone sprovviste di copertura telefonica: territori in qualche modo «marginalizzati», che risentono di un divario con altri luoghi maggiormente digitalizzati.
La Valcamonica conferma il maggior numero di comuni con zone senza segnale. Da Pisogne fino Vezza D’Oglio sono tante le località nelle quali è impossibile chiamare, mandare messaggi e collegarsi a internet: nei rifugi e nei passi, logicamente, le problematiche maggiori. Alcune segnalazioni sono arrivate però ad Uncem anche dal Benaco, in particolare dalla frazione di Gaino a Toscolano Maderno. In Valtrompia, invece, si riscontrano difficoltà a rintracciare la rete a Collio, Brione e Polaveno, mentre in Valsabbia è Vobarno il paese con meno copertura telefonica
Al lavoro
Marco Bussone, presidente di Uncem, ha espresso la volontà di «agire su una grande emergenza del Paese» perché «se l’Italia vuole essere tutta connessa, smart e intelligente, e a prova di futuro, le infrastrutture di rete devono essere per chiunque».
Per farlo l’associazione ha messo a disposizione di tutti un modulo (che si può trovare qui) da compilare digitalmente: si devono inserire obbligatoriamente il nome del paese in cui il telefono non prende, la località specifica alla quale si fa riferimento, l’operatore telefonico mancante nell’area, l’importanza della zona (per numero di abitanti, di attività commerciali o turistiche), e il proprio indirizzo email. Ogni cittadino può così dare un aiuto importante e contribuire al miglioramento e al perfezionamento della rete telefonica.
Dopo la prima mappatura effettuata da Uncem quattro anni fa, infatti, sono stati risolti una serie di problemi legati alle linee, anche grazie ad alcune importanti spese sia delle imprese private che delle regioni e dello Stato (nella legge di bilancio 2020 sono stati previsti 1.5 milioni per nuovi tralicci che ancora devono essere spesi, e Uncem ha chiesto che gli 8 miliardi previsti dal Pnrr per contrastare il divario digitale vengano spesi anche per le aree montane e non solo per quelle urbane). Il lavoro prevede la collaborazione tra operatori di telefonia, proprietari delle reti e delle torri, e gli operatori per internet senza fili.
L’impegno continua ad essere costante e regolare, perché - come ricorda Bussone - «non possiamo intervenire, come Paese, solo lungo le linee dell’alta velocità, dove il segnale manca. Serve un piano nazionale per coprire tutte le aree montane: tutta l’Italia, anche quella più interna, remota, rurale e impervia».
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