Il romantico eden delle zucche

L'orto è uno di quei luoghi nei quali potersi ricaricare e ritemprare
Un orto (foto d'archivio)
Un orto (foto d'archivio)
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Sono irrimediabilmente e incontrovertibilmente un (quasi ex) ragazzo di paese, come Giovannino Guareschi sono uomo di pianura e di fiume, e come lui penso che le cascate del Niagara siano fenomeni da baraccone, figuriamoci quindi se questo clima torrido può anche solo lontanamente farmi sognare una stereotipata spiaggia esotica sulla quale magari assaporare tristi cocktail.

Io peraltro adoro il chinotto, per dire. C’è solo un luogo dove mi ritempro, financo mi rigenero: il mio orto. Un piccolo eden (sapete che non sono un fanfarone vanaglorioso quindi non c’è alcuna forma di eccesso in questa definizione) nel quale le ortaglie crescono grazie alle cure (e allo sguardo amorevole) del loro custode. Che sarei appunto io.

L’inizio stagione è stato funestato da una sciagurata grandinata, le piante di pomodori le più pesantemente colpite. Ma conosco le fatiche (e i ritmi) della terra e la necessità di non arrendersi. Il cammino è poco alla volta ripreso.

Attualmente il cicorione pan di zucchero è pronto per il primo taglio, verrà tritato fine fine dalle mani capaci di mia nonna e io lo mangerò gustandolo arricchito da qualche fettina di cipolla. Poi seduto in angolo ombreggiante ammirerò le zucche che preannunciano un raccolto appagante. Le melanzane fioriscono generose e già le sogno egregiamente cucinate alla parmigiana.

Il sedano vezzoso fa bella mostra di sé. Un melone si sta avviando verso la maturazione. Adoro il mio orto. Anche se non metto sue foto su Instagram. Anzi, se mettessi sue foto sui social sicuramente ne tradirei lo spirito.

Riproduzione riservata © Giornale di Brescia

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