Il raggio verde ritoccato al Photoshop

Desiderosi di esporre il meglio di sé molti finiscono per confondere l’immagine che vogliono riflettere con la vita reale che conducono
In riva al lago una bimba e un cigno - Foto Maria Rita Treccani
In riva al lago una bimba e un cigno - Foto Maria Rita Treccani
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Al tempo di Carlo Cotica la gente si faceva fotografare solo per il gusto di fermare un ricordo. Come sfondo bastava un mezzero di cotone, una sedia o un vaso di fiori e, così immortalati anche i poveri sembravano dei signori. I visi spesso venivano colorati con gli acquarelli e, benché ritoccate, quelle immagini erano più autentiche di quelle che adesso vengono modificate con photoshop e archiviate sulla nuvoletta di iCloud.

Oggi gli scatti sembrano finalizzati alla condivisione di circostanze private, dove il riserbo è stato sostituito dalla rendicontazione di una vita social parallela, a volte incompatibile con quella vera. La diffusione degli smartphone ha accresciuto il numero dei replicanti di Antonino Paraggi, il protagonista del racconto di Italo Calvino «Avventura di un fotografo», il quale trovava nella fotografia un antidoto alla sua insoddisfazione e, nella ricerca crescente del particolare perdeva il senso e la misura.

Analogamente una schiera di uomini e donne impegnati ad apparire felici più che a esserlo veramente, ritraggono quotidianamente anche il più piccolo brandello della loro intimità, forse illusi che mostrando quanto attiene alla sfera del loro privato possa suscitare interesse o ammirazione. Desiderosi di esporre il meglio di sé molti finiscono per confondere l’immagine che vogliono riflettere con la vita reale che conducono.

La manipolazione tecnica effettuata con filtri sofisticati altera la natura delle cose e gli effetti addomesticati migliorano i contrasti, così un viso appare levigato dai foruncoli e il contorno cosce ridimensionato solo con un click. La ricerca dell’istantanea eccezionale porta a snaturare le immagini, modificandole mediante improbabili sfumature di colore che trasformano un cielo naturalmente bello in un falso clamoroso.

La fotografia per la sua caratteristica di fissare per sempre il momento perfetto è una forma d’arte unica. L’attimo che alcuni riescono a cogliere è paragonabile al «rayon vert», il raggio verde, l’ultimo colore visibile quando il sole tramonta e il primo osservabile all’alba. Ma il realismo fotografico è diventato liquido come la società, lo beviamo diluito e falsato, da esso possiamo essere rimossi con un semplice colpo di fotoritocco, cancellati per sempre in osservanza di false regole fondate sull’apparenza. L’unica immagine veritiera che resta è quella dell’Uomo destrutturato in tasselli sempre più piccoli che, come Antonino Paraggi, a volte si rende irriconoscibile anche a se stesso.

 

Riproduzione riservata © Giornale di Brescia

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