Il Pd sceglie i candidati e a Letta dice: «Ora i capilista toccano a Brescia»

Mentre gli altri partiti vanno avanti piano (forse troppo, considerando la ristrettezza dei tempi), il Pd esaurisce il suo percorso territoriale in vista del compito forse più delicato (e più divisivo) di un’elezione: l’indicazione dei candidati che andranno a comporre le liste. Sia chiaro: questa è la cinquina indicata dalla direzione provinciale alla fine dell’interlocuzione con le diverse zone (la lista sarà composta da tre nomi per il plurinominale alla Camera, uno per il Senato e uno per l’uninominale), ma il timbro dell’ufficialità - dopo la supervisione regionale - lo metterà solo la segreteria nazionale guidata da Enrico Letta. Che, di fatto, potrebbe anche rimescolare le carte, soprattutto per quel che riguarda l’ordine dei candidati in lizza.
Un dato su tutti - e al netto delle trattative ombra andate in scena dietro le quinte, parallelamente agli interventi che si susseguivano sul «palco» - è che il documento redatto dalla segreteria è stato approvato all’unanimità dalla direzione provinciale Dem.
La decisione
Dodici riunioni di zona e una segreteria provinciale più tardi, il verdetto in casa Pd indica il consigliere regionale Gian Antonio Girelli (che ha riscosso un consenso univoco in tutti i territori) come primo candidato bresciano in posizione eleggibile «per il valore politico, il lavoro svolto in questi anni, nonché per il larghissimo sostegno avuto nelle consultazioni zonali». La direzione specifica anche in quale collegio: capolista al plurinominale della Camera.
Per quanto riguarda il deputato uscente Alfredo Bazoli, sul quale ricade «un giudizio positivo rispetto al mandato svolto» si chiede una conferma e si propone il ruolo da capolista al plurinominale per il Senato. Un seggio, questo, dove i rumors davano fino a qualche giorno fa per certa la corsa del viceministro Antonio Misiani.
Un ampio consenso, manifestato in modo trasversale da tutte le zone, lo ha incassato l’assessore all’Ambiente in Loggia, Miriam Cominelli, componente della direzione nazionale e già deputata dal 2013 al 2018. Come anche il segretario provinciale e sindaco di Villanuova Michele Zanardi, che i territori hanno premiato per la sua presenza e per il suo ascolto.
La battaglia
Il messaggio politico più forte della segreteria e della direzione è però quello rivolto a Roma: questa volta si dia a Brescia quel che è di Brescia, ovvero la giusta rappresentanza. Il riferimento è ai cugini bergamaschi: i Dem intendono mettere in chiaro che il tentativo di vedere catapultato un profilo non bresciano sui propri collegi, stavolta, non sarebbe visto di buon occhio. Anzi.
E la premessa del documento votato ieri mattina rappresenta la battaglia a cui Michele Zanardi darà voce fino all’ultimo minuto utile: «Rivendicare per Brescia la rappresentanza sia alla Camera sia al Senato attraverso candidature capolista nei collegi plurinominali». Questo a fronte del fatto che «nelle scorse consultazioni politiche il Pd bresciano è stato fortemente penalizzato nella rappresentanza parlamentare a causa della conformazione dei collegi elettorali e di scelte politiche ricadute su Brescia in misura consistente». Ricorda Zanardi: «Quando Letta è diventato segretario avevamo subito inviato un documento politico per chiedere che non si ripetesse la situazione di cinque anni fa, perché l’ascolto dei territori è fondamentale e sarà una questione sulla quale vigilerò e mi batterò fino all’ultimo», ossia fino a giovedì 11, quando è atteso un epilogo da Milano e Roma.
I giovani
Per quanto riguarda gli uninominali, la direzione ha delegato al segretario provinciale la sintesi per la stesura del mosaico insieme agli eventuali altri attori della coalizione. Accanto ai nomi dell’ex presidente delle Acli Roberto Rossini (indicato in prima istanza dalla città) e della capogruppo in Loggia Laura Parenza, nel dibattito sono emerse anche altre preferenze.
A partire da Mattia Peluchetti, sostenuto dai Giovani democratici e indicato in tutte le zone, città inclusa. Camuno, classe 1991, è capogruppo di opposizione a Sellero (dove perse il trono di primo cittadino per soli due voti), nonché componente della Consulta regionale Anci giovani. «Con la sua indicazione - sottolineano i Gd per voce del loro segretario, Paolo Apostoli - puntiamo sulla rappresentanza generazionale a cui il Pd fa spesso riferimento, nella speranza che Milano non modifichi l’impostazione». Oltre a Peluchetti sono stati proposti Elena Ringhini, Gabriele Zanni, Piergiuseppe Caldana, Roberto Cammarata, Beatrice Nardo, Diletta Scaglia, Ezio Mondini, Cristina Tedaldi, Luca Gazzola, Giacomo Marniga e Pietro Bisinella.
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