Il nuovo Carmine: nell'atelier a cielo aperto

C'era una volta un piccolo giardino e c'erano 4mila farfalle di carta. Se il Carmine degli artisti fosse una favola, forse, comincerebbe così. Da quell'angolo di «macchia mediterranea» installata accanto alla chiesa nell'agosto del 2009 da Antonio De Martino col suo Atelier degli Artisti; per arrivare alle migliaia di ali colorate appiccicate lì a un passo appena lo scorso anno: uno sciame brillante in volo sulla testa dei passanti. Gli stessi che un mattino si erano ritrovati davanti un museo allestito nelle finestre di un palazzo in rovina.
«Se vuoi fare l'artista devi vivere a New York o a Shanghai! Oppure scegli di vivere al Carmine» recita la targa applicata accanto all'Atelier degli Artisti.
Il «pioniere» De Martino l'aveva capito trent'anni fa, quando prese casa professionale al Carmine e cominciò ad «arredarla», contribuendo alla trasformazione tangibile del quartiere. Con le sue installazioni-provocazioni De Marino ha a più riprese lanciato l'invito a rinnovare lo sguardo sulla città, a partire dal centro storico. L'arte, insomma, è creatività e partecipazione, come già insegnava Guglielmo Achille Cavellini con le sue operazioni di «arte pubblica». E il quartiere ha recepito il messaggio. Attraversando un paio di decenni, la contrada più caratteristica della città ha adottato pittori e fotografi, musicisti e videomaker, coi loro atelier incastonati a vista fra i rioni prestati all'immigrazione.
La pittrice Chiara Butti ha il suo spazio in una traversa di via del Carmine, poco distante dallo studio galleria di Elia Benedetti. A breve in zona aprirà l'atelier di Giulia Pasini; mentre fra gli ultimi arrivati si conta il fotografo Alberto Petrò, che ha installato il suo «In/Limbo» in uno splendido cantone di via Porta Pile. Dello zoccolo duro fanno invece parte la Galleria dell'Ombra di via Nino Bixio e la Galleria delle Battaglie, lungo l'omonimo selciato.
Da folkloristica vetrina e luogo di passaggio, il quartiere sta diventando una meta. Per visitare una mostra, per partecipare a un happening, per ascoltare una conferenza, per assistere a un concerto o prendere parte a un laboratorio.
E a ciò ha contribuito pure il lavoro di due «associazioni» d'artisti che prestano conoscenze ed entusiasmo a chiunque bussi ai loro portoni, siano addetti ai lavori, anziani in cerca di chiacchiere o profani curiosi di mettere le mani in pasta. O su un pianoforte.
«Progetto Tangram» è approdato l'aprile scorso in via del Carmine 21 dalla lontana Toscana. Là un collettivo di artisti aveva fondato l'associazione Confrontarti con cuore tutto bresciano. Ester Bozzoni, Pietro Berardi e Massimiliano Regoli hanno pensato fosse un peccato non esportare il sunto di questa esperienza nella loro città, e con Silvia Sartorio hanno dato vita a uno «spazio per fare, pensare, mostrare arte».
Decine gli eventi organizzati, dalle mostre personali e collettive di giovani artisti alle conferenze. A sineddoche l'happening che ha coinvolto il popolo del Carmine nella realizzazione di un grande arazzo, a rappresentare la storia personale e culturale del luogo. Ma «Tangram» è anche e soprattutto una fabbrica di creatività, stimolo per un pubblico assetato di input e conoscenze: corsi di disegno e fumetto e di storia dell'arte, laboratori di pittura, scultura e - a breve - di espressività corporea, teatro e danza; e di costruzione in cartapesta e teatro. Gli insegnanti non sono solo professionisti, ma guide e compagni di percorsi che più che accademici sono personali.
È un movimento continuo, proprio come i pezzettini del «tangram» che si rimescolano e ricompongono a formare svariate figure. Tutte di senso compiuto. Il fermento da fucina lascia trapelare progetti ancora più ampi e globali: chissà una residenza d'artista consegnata a un lavoro sul Carmine o anche, a monte, una collaborazione con le altre realtà della zona nel segno di un progetto comune.
Forse si potrebbe partire da qui. Anzi, da «Quid», spazio aperto lo scorso ottobre da Giulia Maria Bielli, Giulio Corini, Alessandro Pedretti ed Emanuele Gabusi in via del Carmine 33. La vocazione originaria dell'associazione è senza dubbio musicale. A principio furono gli house concert - divenuti appuntamento fisso della domenica sera (da maggio sarà il giovedì) - con un pubblico affezionato di una quindicina di persone. Ad oggi, anche fuori dall'ingresso, se ne contano un centinaio.
Discorso simile per i corsi di strumento, con insegnanti d'eccezione (il professore di canto è Alan Farrington; per basso e contrabbasso c'è lo stesso jazzista Giulio Corini); ma ci sono pure lezioni di fotografia, di storia del jazz, un corso di storia dell'arte e di sezione ritmica. E - inaspettatamente partecipatissimo - il corso di Arteterapia. Una «lezione» che il Carmine sembra aver imparato a dovere.
Ilaria Rossi
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