Il «grande bluff» della carta famiglia: bonus congelati

La tessera dava diritto a sconti su beni e servizi ai nuclei con almeno 3 figli, ma da gennaio «è sospesa»
Carta famiglia: chi l’ha vista?
Carta famiglia: chi l’ha vista?
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Diciamo la verità: era già partita male. Promessa in pompa magna nel 2016, è diventata realmente utilizzabile dopo oltre due anni, a febbraio 2018. Poi, neanche il tempo di abituarcisi che è già cambiato tutto, al punto che la misura è di fatto «congelata».

Per qualche mese la tessera pensata per concedere una serie di sconti sull’acquisto di beni e servizi (alias: farmacie, supermercati, alimentari, ma anche cancelleria e libri) alle famiglie numerose con un reddito basso è stata al centro di una serie di convenzioni con le attività commerciali. Poi, a gennaio, l’avviso - lapidario - del Ministero del Lavoro e delle Politiche sociali, affidato alla pagina internet istituzionale e inviato attraverso una mail fotocopia alle Amministrazioni: dal 2019 la carta famiglia è sospesa.

Per sempre? In teoria no, in pratica non è ancora chiaro neppure al Comune. Una storia tribolata, quella del sussidio-lampo. Il bonus fu approvato dal Parlamento attraverso un emendamento alla legge di Stabilità 2016; una serie di ritardi ne ha inceppato l’avvio fino a febbraio 2018, quando - dopo la pubblicazione del decreto attuativo in Gazzetta ufficiale - la misura è diventata realtà.

Inizialmente a richiederla ai Comuni potevano essere le famiglie con almeno tre figli e con un Isee fino a 30mila euro. Inizialmente però, perché con le modifiche alla manovra di fine 2018 a cambiare alcuni criteri è stato l’emendamento (approvato) targato Lega, testo che limitava la platea di destinatari ai soli nuclei italiani o appartenenti ai Paesi membri dell’Ue escludendo cioè di fatto solo gli extracomunitari.

Rispetto alla norma precedente, poi, rimaneva il vincolo dei tre figli, ma poteva essere richiesta fino al compimento dei 26 anni di uno dei tre (prima la misura era invece rivolta solo ai minorenni) e a sparire è pure il parametro del reddito Isee. Ed è proprio in questa fase, secondo quanto è stato possibile ricostruire, che si è creato lo «stallo». Perché l’emendamento c’è ed è stato approvato, ma non basta. Per tradurlo in realtà - e definire le modalità di rilascio delle nuove tessere - bisogna attendere il decreto del presidente del Consiglio e del ministro alla Famiglia. Tutto ciò entro tre mesi dall’entrata in vigore della legge.

E nel frattempo? Nessuno sa nulla. O, meglio, si sa questo: «A partire dal 2019, la Carta famiglia non è più di competenza del Ministero del Lavoro e delle Politiche sociali, secondo la legge 145/2018, sarà rilasciata a chi ne farà richiesta, secondo i criteri e le modalità che saranno stabiliti con un prossimo decreto», come recita il sito web del Ministero, unica indicazione ricevuta dagli uffici comunali ai Servizi sociali. Tanto che più di qualche funzionario pubblico ipotizza: «Forse il Governo sta cercando di capire come si innesta questo sussidio nel sistema Reddito di cittadinanza».

Forse. Ma a non sapere nulla sono anche gli utenti che, nel 2018, non solo avevano richiesto la Carta famiglia ma l’avevano anche ottenuta. Un limbo che preoccupa chi quegli aiuti li attendeva da anni, perché preziosi. Basti pensare che gli sconti (variabili dal 5 al 20%) ricadevano su molti beni e servizi erogati da enti pubblici e privati aderenti: prodotti alimentari, medicinali, bollette di luce e acqua, corsi di formazione.

Una misura, insomma, «anestetizzata» sul nascere e che stava iniziando a essere conosciuta dai commercianti proprio qualche mese fa: il bonus (ormai solo sulla carta) poteva finora essere consumato in 126 Comuni del Bresciano e nel capoluogo sono 48 le attività commerciali (supermercati inclusi) che avevano scelto di appiccicare sulla propria vetrina il bollino «Amico di famiglia». Adesivo ora rimosso.

 

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