Il figlio Davide: «In questi casi deve parlare solo la pietà»

La salma di Oreste resta all’obitorio del Civile per gli adempimenti di rito. Ora sono ore di attesa, nella speranza che Marisa migliori
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«In questi casi deve avere spazio solo la pietà. Quanto si doveva dire è già stato pronunciato dai fatti. Oltre da aggiungere, davvero, non c’è. Cerchi di capire...». Davide Artioli, avvocato civilista, figlio quarantenne della coppia, sosta brevemente sull’atrio della palazzina di nove piani di via Tartaglia dove lunedì mattina si è consumato il dramma.

La camicia nera indossata mostra i segni della tensione di ore difficili, nemmeno immaginabili. L’atteggiamento col cronista è di comprensione. Della consapevolezza del sapersi al centro di un terribile fatto di cronaca dal quale è difficile staccarsi, mentre l’educazione detta le risposte stringate. «Non ci sono parole da aggiungere a quanto accaduto. C’è solo la riflessione e il tentativo di comprendere. In questi casi il vostro direttore l’ha già scritto altre volte. Si deve solo capire e tacere. Nel rispetto dei vivi come in quello di chi non c’è più...». Tacere per dire di più di quanto si potrebbe scrivere sulla tribolazione del vivere la malattia devastante di una persona amata. Una tortura che logora giorno dopo giorno. Quando colui con cui hai vissuto non ti conosce più e pone mille volte al giorno le stesse domande. 

«I miei genitori erano originari di Reggio Emilia. Mio padre era un dirigente che ha lavorato in numerose realtà sia nella zona industriale di Brescia che a Milano. Una brava persona. Precisa e metodica» continua il figlio Davide. 

Le due figure descritte diventano diafane davanti alle gote del figlio che si imporporano per la commozione e svelano la tensione dell’attesa di un cenno di speranza dal Civile dove la madre resta grave. «Erano una coppia affiatata. Talvolta uscivano a braccetto e li vedevi al bar all’angolo, quello gestito da una ragazza cinese» raccontano i vicini. La stessa che ieri a metà mattina ha mandato qualcosa da mangiare al figlio. Al bar «1/4 di caffè» i visi sgomenti. «È brava gente. L’avvocato viene qui spesso e talvolta si vedeva il signor Oreste con la moglie Marisa. Poi le frequentazioni si sono fatte più rade. Forse la signora si era aggravata...» racconta un avventore chino sul caffè del primo pomeriggio.

La salma di Oreste resta all’obitorio del Civile per gli adempimenti di rito. Ora sono ore di attesa, nella speranza che Marisa migliori. Attesa e preghiera per tutti quanti affrontano un percorso di malattia e di speranza. 

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