Il diario della gratitudine

Felicità è un bicchiere di vino con un panino, felicità è tenersi per mano, andare lontano. E ancora, felicità è un cuscino di piume, l’acqua del fiume che passa e che va. Era il 1982 quando Al Bano e Romina Power regalavano all’umanità l’immortale «Felicità». Una canzone entrata a pieno titolo nell’immaginario fischiettante collettivo.
La ex coppia è stata ingiustamente dileggiata dai soliti snob per un testo ritenuto troppo frivolo, financo banale. A distanza di decenni scopriamo che l’ugola d’oro e la moglie afona erano in realtà troppo avanti, per questo non compresi nella loro essenza fino in fondo. Uno studio pubblicato su The Journals of Gerontology certifica nero su bianco che per vivere più a lungo, ed essere contemporaneamente anche sereni, è fondamentale sfoggiare un atteggiamento ottimistico. La felicità è un biglietto d’auguri pieno di cuori, cantavano ancora quelli.
Fondamentale (stavolta è la ricerca) è non precipitare negli stereotipi dell’invecchiamento. Tipo alzarsi dal letto dicendo oplà, per capirci. Oppure chiamare il «tennico» del gas. O bere la «pessicola». Sfuggire da tutto questo. Perché, ricordate, la felicità è il tuo sguardo innocente in mezzo alla gente. Ma non distraiamoci, nello studio predetto si consiglia anche di tenere un diario della gratitudine (che meraviglia) sul quale annotare ogni giorno ciò per cui si è grati alla vita. La felicità è una mano sul cuore piena d’amore, è la pioggia che scende dietro alle tende. Scrivendo come degli adolescenti fuori tempo massimo le nostre pillole di gratitudine saremo più coscienziosi, e quindi più sani. E felici. Evviva.
Senti, nell’aria c’è già la nostra canzone d’amore che va, come un pensiero che sa di felicità.
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