Il Coronavirus «bresciano» isolato nel laboratorio di Virologia

Il lavoro dei ricercatori Francesca Caccuri e Alberto Zani diventa patrimonio della biobanca
Il direttore Arnaldo Caruso e la ricercatrice Francesca Caccuri - Foto © www.giornaledibrescia.it
Il direttore Arnaldo Caruso e la ricercatrice Francesca Caccuri - Foto © www.giornaledibrescia.it
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Isolata la mappa genetica del nuovo Coronavirus che ha contagiato un paziente bresciano. Il risultato, ottenuto nel Laboratorio di Microbiologia e Virologia dell’Università degli Studi di Brescia al Civile, rappresenta un ulteriore passo avanti verso una cura per l’infezione che sta mettendo in ginocchio anche il nostro Paese. Ad isolare il virus sono stati i ricercatori Francesca Caccuri e Alberto Zani

«Le informazioni ottenute dalla sperimentazione - spiega Arnaldo Caruso, direttore del Laboratorio - diventeranno patrimonio della biobanca che sorgerà al san Raffaele di Milano sotto l’egida della Società italiana di Virologia dove confluiranno anche i campioni isolati le scorse settimane nel laboratorio del San Raffaele diretto da Massimo Clementi. Gli sforzi della ricerca sono importantissimi per studiare le capacità patogenetiche dle virus, ovvero la sua aggressività e le possibili terapie».

Il ricercatore Alberto Zani - Foto © www.giornaledibrescia.it
Il ricercatore Alberto Zani - Foto © www.giornaledibrescia.it

Tra i vantaggi del risultato dei ricercatori bresciani, quello di aver posto ulteriori basi per testare nuovi farmaci antivirali, sviluppare un vaccino e comprendere il percorso evolutivo del virus grazie al sequenziamento genetico. Dunque, i campioni di virus isolati anche a Brescia, così come nel mondo e in Italia - allo Spallanzani, al Sacco, al San Raffaele ed ora al Civile di Brescia - sono indispensabili per studiare l’agente patogeno, testare possibili farmaci antivirali e vaccini e, soprattutto, capire meglio la sua origine.

I ricercatori Caccuri e Zani, hanno isolato il virus da un campione prelevato da un paziente infetto. Attraverso una procedura molto complessa, hanno «pulito» il campione eliminando le cellule del paziente ed eventuali batteri per poi inoculare il virus in colture cellulari specificamente preparate in cui il virus si è replicato.

«In due giorni il virus ha completamente infettato il monostrato di cellule sperimentale sul quale è stato seminato, a dimostrazione che ha una capacità molto aggressiva - aggiune Caruso -. Il comportamento del nuovo Coronavirus viene osservato al microscopio elettronico e proprio dagli effetti che ha sulle cellule e come distingue lo strato sul quale è stato inoculato si ricevono informazioni molto importanti per stabilire la sua aggressività». 

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