Il comitato ministeriale boccia il metodo Stamina

Dura la reazione del presidente della fondazione: "Valutazione non imparziale, faremo ricorso al Tar"
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Il metodo Stamina messo a punto da Davide Vannoni, e che utilizza cellule staminali, non avrebbe consistenza scientifica. La bocciatura è contenuta nell’atteso parere che il comitato scientifico per la sperimentazione del metodo, nominato dal ministro Lorenzin, ha consegnato al ministero della Salute.

Un parere che segue al via libera alla stessa sperimentazione del metodo, deciso dal Parlamento lo scorso maggio. Il parere, con valutazioni critiche rispetto alle basi del metodo, sarà vagliato dal ministro della Salute che però «non ha ancora ricevuto alcuna relazione in merito alle valutazioni del comitato scientifico incaricato di esprimersi sull’avvio della sperimentazione».

Il documento del comitato non è comunque vincolante, ma è uno strumento di approfondimento scientifico che viene messo a disposizione del ministro della Salute. Netta la posizione espressa da Vannoni: «Non mi aspettavo niente di diverso. Credo che non sia comunque un comitato imparziale, visto che il 70% dei suoi membri si era espresso contro il metodo Stamina prima ancora di essere nominato nel comitato. Se così stanno le cose Stamina farà ricorso al Tar in merito alla nomina di precise personalità, non imparziali, all’interno del comitato».

Con questo metodo, ha quindi ricordato, «sono curate in questo momento a Brescia 40 persone, senza effetti collaterali e con risultati evidenti che mostreremo al Tar il prossimo 7 ottobre».

La bocciatura del comitato scientifico arriva dopo mesi di polemiche. Se infatti da un lato molti scienziati e la rivista scientifica Nature si sono pronunciati contro il metodo, accusandolo di mancanza di base scientifica, dall’altro lato le associazioni di malati e familiari a favore della libertà di cura con le staminali hanno invece sostenuto Vannoni. Al contempo, sono anche continuati i ricorsi ai giudici del lavoro da parte di decine di pazienti per ottenere il trattamento, al momento praticato solo agli Spedali Civili di Brescia dove sono già in cura 40 pazienti e 150 sono in lista di attesa.

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