Il canarino George e i sogni infranti

Il 2022 tra attese e speranze (già deluse)
Un canarino giallo
Un canarino giallo
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A fine anno non faccio bilanci perché potrei rimanere deluso, a inizio anno non faccio buoni propositi perché potrei non rispettarli. Affronto la vita con gioviale serenità, gustando, come disse Jack Dawson, il valore di ogni singolo giorno. Va detto, per amore di verità, che Jack lo disse a bordo del Titanic, e il finale lo conosciamo tutti, ma questi sono dettagli. È il romanticismo che conta, quella poesia che addolcisce le nostre giornate. Non sempre però, perché pur nella predisposizione gioiosa, accadono fatti che ti fanno riflettere.

Dopo una lunga pausa durata decenni, ho preso un canarino, di uno giallo radioso, l’abbiamo chiamato George, Giorgio per chi non ha confidenza con l’inglese. Fin da subito è stato splendido, posizionato nei pressi del garage, alla partenza e all’arrivo delle auto ecco un gorgheggiare di ugola che mi inorgogliva.

Devo però purtroppo parlare al passato. Perché un vicino, di quelli che controllano la tua erba, mi ha detto che il canarino da solo in gabbia si intristisce fino a morire. Sono quindi corso a prendere una canarina, con un eccesso di fantasia l’abbiamo chiamata Titty.

La convivenza si è subito rivelata complicata, lei ha preso a beccare il malcapitato, che dal canto suo ha smesso di cantare. Questo a dimostrazione che la vita di coppia non è per tutti, e che si può cantare anche in splendida solitudine. Poi è arrivato un mio amico: l’uomo, ha sentenziato, pensa che il canarino sia felice quando canta, e se fosse un lamento? Infatti ha smesso all’arrivo della compagna. Io preferisco la mia lettura dei fatti. Buon anno.

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