I turisti? Sopravvivono anche senza le botticelle

Un cavallo steso davanti alla fontana di Trevi, stremato dal caldo e dalla fatica, è un’immagine che forse non vedremo più. La Camera ha approvato un ordine del giorno nel quale vieta nella Capitale l’impiego di animali come mezzi di trasporto nelle ore più calde.
Per molti anni le botticelle (così i romani chiamano le carrozze) hanno fatto parte del paesaggio, legate a una tradizione considerata un patrimonio della città. I cavalli, accompagnati dal ritmico scalpitio degli zoccoli stazionano nelle piazze del centro in attesa di passeggeri. Flemmatici vetturini invitano a scoprire gli angoli più caratteristici di Roma «caput mundi», i cui confini scolpiti sulla grande lastra di marmo davanti ai Fori Imperiali oggi fanno da sfondo a storie su Instagram. Torme di turisti, perlopiù stranieri, si fanno fotografare accanto a finti centurioni e alle carrozzelle trainate da cavalli madidi di sudore. Solo pochi notano quanto siano sfiancati dal traino e dalla calura estiva.
L’Associazione italiana in difesa di animali e ambiente aveva chiesto che i cavalli non venissero impiegati con temperature superiori ai 35 gradi per scongiurare il peggio, come era già accaduto a Firenze, a Matera e nel parco della reggia di Caserta. I cavalli come gli uomini spesso fanno lavori pesanti. Per loro però quando arriva il momento del pensionamento, invece del meritato riposo spesso si aprono solo le porte del macello. Succede raramente che vengano salvati come accade nell’ultimo film di Alberto Sordi «Nestore, l’ultima corsa».
La Storia invece ci racconta come alcuni equini abbiano conosciuto maggiori fortune, trovando eccellenti padroni e straordinari palafrenieri. Nessuno lo fu più di Incitatus, il cavallo nominato Senatore dall’Imperatore Caligola. Certo non tutti sono famosi come Bucefalo, il preferito di Alessandro Magno. Non si conosce il nome di quello che fu preso come modello dal Verrocchio per realizzare il monumento equestre di Bartolomeo Colleoni. Sappiamo invece che Marengo, uno stallone arabo, fra cento era il prediletto di Napoleone. È indiscutibile quanto i nobili quadrupedi siano buoni e intelligenti. Essi rinunciano alla libertà per lasciarsi ammaestrare al circo e incarcerare nei paddock per assecondare l’arroganza della nostra specie. Se «il grado di civiltà di un paese si misura in base alle sue carceri» questo dovrebbe valere anche per i cavalli i quali, avendo i paraocchi non vedono ma il dolore lo sentono tutto.
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