I trent'anni di storia di Forza Italia a Brescia, dall'inizio

Da primo partito del centrodestra, fulcro della coalizione, FI è diventato il fanalino di coda, dietro FdI e Lega
Un momento dell'ultimo congresso provinciale di Forza Italia a Brescia - Foto Gabriele Strada /Neg © www.giornaledibrescia.it
Un momento dell'ultimo congresso provinciale di Forza Italia a Brescia - Foto Gabriele Strada /Neg © www.giornaledibrescia.it
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Una comunità politica in cerca di futuro. Un partito rimasto orfano del fondatore, in sofferenza di elettori, militanti, dirigenti. Forza Italia è a un punto di snodo della sua trentennale esistenza. A livello nazionale come a Brescia, dove sabato 24 giugno si è tenuto il congresso per decidere i nuovi assetti e tentare il rilancio. Un’assise secondo tradizione di FI, più verticistica che assembleare. Nei prossimi mesi si giocherà il destino del partito creato da Silvio Berlusconi.

Al suo esordio nelle elezioni comunali di Brescia, il 20 novembre del 1994, pochi mesi dopo sua nascita, FI ottenne oltre il 12% dei voti e tre consiglieri (Antonio Capezzuto, Giovanni Poli e Fausto Di Mezza). Il 14 maggio scorso ha raccolto il 3,9% portando in Loggia (e per un soffio) un solo consigliere (Paolo Fontana).

In mezzo ci sono trent’anni di vittorie e di sconfitte nei Comuni grandi e piccoli, in Provincia, in Regione, nelle elezioni politiche. Da primo partito del centrodestra, fulcro della coalizione, FI è diventato il fanalino di coda, dietro FdI e Lega.

Gli esordi a Brescia

La sua gestazione, nel Bresciano, è breve, tra la fine del 1993 e l’inizio del 1994. Asseconda il progetto di Berlusconi. Bisogna modellare un partito liquido, fatto di imprenditori, professionisti, cittadini comuni, giovani promettenti. Persone nuove da candidare, all’esordio in politica. Con una struttura organizzativa agile sul territorio; club, non sezioni. A tirare i fili è Roberto Garofalo, consulente informatico di Publitalia, collaboratore di Marcello Dell’Utri. È il primo coordinatore provinciale dei club di FI. Ma è più una figura organizzativa, che politica. Non c’è molto tempo per costruire una classe dirigente e ben presto arrivano personalità dai partiti terremotati da Tangentopoli, Dc e Psi soprattutto.

Fin dall’inizio FI è un contenitore di culture diverse, dal mondo cattolico a quello laico e socialista. La prima prova elettorale sono le Politiche del 27-28 marzo 1994. Il centrodestra si presenta come Polo delle libertà, vince le elezioni e Berlusconi diventa premier. Forza Italia, nella quota proporzionale, prende il 20%. Luciano Garatti diventa senatore. A Palazzo Madama sale anche un altro bresciano, l’imprenditore Giampiero Beccaria, eletto a Pavia (sarà poi sottosegretario nel primo Governo Berlusconi), che pochi mesi dopo prenderà in mano le redini del partito per radicarlo. All’inizio di settembre viene nominato il primo esecutivo provinciale in vista della battaglia per la Loggia: Garofalo, Beccaria, Garatti, Renato Pulcini, Franco Nicoli Cristiani, Roberto Gentili, Diego Penocchio, Tiziano Ghidini, Alessandro Sala. FI appoggia il leghista Vito Gnutti, che uscirà sconfitto da Mino Martinazzoli al ballottaggio.

Il biennio 1995-1996

Nel gennaio del 1995 il partito rinnova il vertice, facendo esordire giovani come Paola Vilardi e Valerio Prignachi, futuri amministratori pubblici. Nel biennio 1995-1996 gli sforzi dei dirigenti servono a ramificare e consolidare il partito, in città e provincia. Franco Nicoli Cristiani assume progressivamente il ruolo centrale nella gestione e nelle scelte (così come, nel tempo, faranno Giuseppe Romele, Adriano Paroli, Mariastella Gelmini). La classe dirigente di Forza Italia coincide, nella sostanza, con gli eletti alle cariche pubbliche. È un partito che si vitalizza soprattutto negli appuntamenti elettorali. Non mancano ovviamente i militanti, ma conserva una fisionomia snella, lontana dal modello tradizionale dei partiti. Protagonisti della sua ossatura sono anche i tanti amministratori comunali: sindaci, assessori, consiglieri. 

Parolini, Cavalli, Vanzani, Vilardi, Gelmini, Moroni e Paroli - Foto New Eden Group © www.giornaledibrescia.it
Parolini, Cavalli, Vanzani, Vilardi, Gelmini, Moroni e Paroli - Foto New Eden Group © www.giornaledibrescia.it

Nel maggio del 1995 il centrodestra unito affronta la sfida per la Provincia. In campo, contro Andrea Lepidi, c’è Adriano Paroli, FI, ex assessore Dc di Paolo Corsini. Vince Lepidi. Forza Italia ottiene il 21,6% dei voti e cinque consiglieri: Alberto Cavalli, Alessandro Sala, Paola Vilardi, Mauro Parolini e Roberto Toffoli. Nomi che torneranno a rappresentare un pezzo di storia politica e amministrativa bresciana. Il 1995 è anche l’anno delle elezioni regionali. Si vota il 23 aprile. Comincia l’era di Roberto Formigoni. A Brescia FI, con il 23% dei voti, manda al Pirellone Margherita Peroni (già assessore all’Assistenza nella precedente Giunta del presidente Paolo Arrigoni), Giuseppe Romele e Franco Nicoli Cristiani. Quest’ultimo diventa assessore all’Ambiente e assume sempre più potere fra gli azzurri bresciani, forte anche dei rapporti che, dalla sua posizione istituzionale, intrattiene con i vertici nazionali del partito e lo stesso Berlusconi.

Il biennio 1996-1998

Il 1996 segna l’uscita di scena di uno dei fondatori di FI, Giampiero Beccaria, il quale - ricandidato senatore a Pavia nelle Politiche del 21 aprile - non viene rieletto. Adriano Paroli fa invece il suo esordio alla Camera, unico forzista bresciano, eletto per il Polo delle libertà (FI, Alleanza nazionale, Ccd e Cdu). È il momento dell’Ulivo con la vittoria di Romano Prodi. Nel Bresciano, comunque, Lega e Forza Italia, fanno man bassa, raccogliendo rispettivamente il 23 e il 20% dei voti. Alle Politiche la nostra provincia confermerà sempre la sua preferenza per il centrodestra. Non così la città capoluogo. 

Il Polo delle libertà tenta l’assalto alla Loggia il 29 novembre 1998 con Giovanni Dalla Bona. Martinazzoli non si è ricandidato e il centrosinistra punta su Paolo Corsini. La Lega Nord corre da sola con Cesare Galli e al ballottaggio del 13 dicembre nega l’appoggio a Dalla Bona. Il 5 dicembre, a sorpresa, arriva Silvio Berlusconi. Passeggia per il centro, si intrattiene con i cittadini, attacca la Lega. Vince Corsini. Forza Italia, tuttavia, è il primo partito della città con il 19,2% dei voti (+0,8% sulla Lega).

Mariastella Gelmini - Foto New Eden Group © www.giornaledibrescia.it
Mariastella Gelmini - Foto New Eden Group © www.giornaledibrescia.it

Il 1998 è anche l’anno di esordio della futura domina del partito bresciano: Mariastella Gelmini (dal 1995 presidente del Club azzurro di Desenzano) diventa consigliere comunale della capitale gardesana. È il trampolino di lancio per la sua carriera: assessora in Provincia, consigliera in Regione, deputata, due volte ministra (fino all’addio al partito nel luglio dell’anno scorso).

La rivalità con la Lega

La prima, grande vittoria amministrativa di FI (perno del centrodestra) è quella del 27 giugno 1999: Alberto Cavalli vince il ballottaggio con Guido Galperti e diventa presidente della Provincia. Si ripeterà cinque anni dopo a spese di Tino Bino (e in entrambe le tornate FI si afferma come primo partito bresciano). Con Cavalli, nel decennio, lavorano come assessori Mauro Parolini, Alessandro Sala, Valerio Prignachi, Vigilio Bettinsoli, Corrado Scolari, Mariastella Gelmini; Paola Vilardi è presidente del Consiglio. 

Da sinistra Valerio Prignachi, Alessandro Moneta e Vigilio Bettinsoli (2000) - Foto New Eden Group © www.giornaledibrescia.it
Da sinistra Valerio Prignachi, Alessandro Moneta e Vigilio Bettinsoli (2000) - Foto New Eden Group © www.giornaledibrescia.it

La Regione è una roccaforte del centrodestra a trazione azzurra. Nel voto del 16 aprile 2000, FI conquista il 28,4% dei voti e manda al Pirellone Margherita Peroni e Franco Nicoli Cristiani (di nuovo assessore all’Ambiente). Il 3 aprile 2005 ottiene il 23,9%, eleggendo Mariastella Gelmini e Nicoli Cristiani (che passa al Commercio). Il 28 marzo 2010 il Pdl (Popolo della libertà, FI più Alleanza nazionale) raccoglie il 30,4%, mandando in Consiglio Mauro Parolini, Nicoli Cristiani e Peroni (che diventa assessore al Commercio). Dura solo tre anni: il 24 febbraio 2013 si vota anticipatamente (Formigoni cade sui guai giudiziari). Il Pdl precipita al 15,7%, ma elegge Alberto Cavalli e Mauro Parolini (nella Giunta Maroni saranno il primo assessore al Commercio e turismo per un anno, il secondo titolare prima del Commercio e poi dello Sviluppo economico).

La tornata del 4 marzo 2018 rinnova la rappresentanza di FI: al Pirellone vanno Claudia Carzeri, Simona Tironi e Alessandro Mattinzoli (che diventa assessore allo Sviluppo economico e poi alla Casa). Infine le elezioni dello scorso 12 febbraio: FI è ridotta al 10% con un solo consigliere (Simone Tironi, che diventa assessore all’Istruzione, le subentra Carzeri).

Il partito, da alcuni anni, è di fatto gestito da Mariastella Gelmini. Alla fine di novembre del 2011 Franco Nicoli Cristiani è stato arrestato per corruzione (patteggerà una condanna a due anni). Gelmini, ministra dell’istruzione dal 2008 al 2011, è da tempo vicinissima al Cavaliere e si impone come leader. La dialettica interna, come in ogni partito, è aspra, fatta di personalismi, rapporti di forza, correnti.

FI, nel Bresciano, si contende il primato con la Lega. Alle Politiche del 13 maggio 2001 si presenta con il Carroccio, Alleanza nazionale e varie sigle eredi di Dc e Psi nella Casa delle libertà. FI, al proporzionale, ottiene il 27,6% (la Lega l’11%). Alla Camera vanno Giuseppe Romele, Chiara Moroni e Adriano Paroli; al Senato Guglielmo Castagnetti. Cinque anni dopo, il 9 aprile 2006, si conferma il primo partito bresciano con oltre il 25% dei voti: a Montecitorio esordisce Mariastella Gelmini, si confermano Paroli e Romele. I tre tornano alla Camera sotto le insegne del Pdl (FI, An e centristi, che ottengono il 30% dei voti) nel turno elettorale del 13-14 aprile 2008.

Alberto Cavalli e Adriano Paroli - Foto New Eden Group © www.giornaledibrescia.it
Alberto Cavalli e Adriano Paroli - Foto New Eden Group © www.giornaledibrescia.it

Cinque anni dopo, il 24-25 febbraio 2013, ancora con il Pdl (che perde oltre il 9%), Gelmini e Romele sono rieletti deputati. Un solo deputato, Gelmini, nella tornata elettorale del 4 marzo 2018 (con il partito al 13%), mentre al Senato approda Adriano Paroli. Quest’ultimo viene confermato nelle urne del 25 settembre scorso, alla Camera viene eletto Maurizio Casasco. FI veleggia fra il 7 e l’8%, secondo il collegio.

Il doppio, comunque, di quanto guadagnato nell’ultimo voto per la Loggia. Il 25-26 maggio 2003, quando Paolo Corsini sconfigge Viviana Beccalossi, FI guadagna il 13%. Cinque anni dopo, il 13-14 aprile 2008, Adriano Paroli conquista Brescia nel punto più alto della parabola forzista in città e provincia. Il Pdl ottiene il 28,3%, dimezzato il 26-27 maggio 2013 quando la città nega il bis a Paroli, eleggendo sindaco Emilio Del Bono. Il quale è riconfermato il 10 giugno 2018 a spese della forzista Paola Vilardi, con FI ridotta al 7,5%. Il 14-15 maggio scorso l’elezione di Laura Castelletti e il punto più basso di FI: 3,91%.

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