I sedici giorni della protesta sulla gru a Brescia

I sedici giorni che hanno segnato la protesta degli immigrati, ma anche la vita della città. E non solo quella degli abitanti e dei commercianti di San Faustino.
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Per oltre due settimane sono rimasti appollaiati ad una trentina di metri d’altezza, sulla sommità di una gru del cantiere della metro in via San Faustino, invocando il permesso di soggiorno dopo aver chiesto la «sanatoria» nel 2009. Dall’alto, esposti al vento e al gelo, hanno visto le manifestazioni in loro solidarietà che sono anche sfociate in scontri con le forze dell’ordine; hanno ricevuto appelli e inviato messaggi, tra cui uno in video al
Presidente della Repubblica. E infine lunedì sera alle 21 sono scesi.
Queste, in sintesi, le tappe principali della protesta:
 

30 ottobre - Dopo una manifestazione a sostegno degli immigrati con lo slogan «permesso per tutti», una decina di stranieri salgono sulla gru dove hanno issato uno striscione con la scritta "Sanatoria".
1 novembre
- Dopo un giorno e una notte di vento e pioggia sulla gru restano in sei, ma dicono «non moleremo». Al presidio che si è formato ai piedi della gru altri stranieri chiedono la sanatoria. Cibo e abiti vengono issati con una carrucola manovrata da un vigile del fuoco.
3 novembre - «Se salgono per venirci a prendere, ci buttiamo», annunciano gli «asserragliati» e ribadiscono il loro no alla proposta di spostare altrove la protesta ed il
presidio.
5 novembre - La forma di protesta «contagia» altre realtà: a Milano sette immigrati salgono sulla Torre ex «Carlo Erba» e come i loro colleghi di Brescia espongono lo striscione «Sanatoria per tutti».
6 novembre - Sono migliaia i partecipanti al corteo di solidarietà che sfila per la città con qualche momento di tensione.
7 novembre - Dalla gru gli immigrati inviano un videomessaggio al Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano: «Lei è anche il nostro presidente».
8 novembre - Carabinieri e polizia all’alba sgomberano il presidio nei pressi del cantiere dal quale svetta la gru. I partecipanti al presidio, alcuni dei quali vengono arrestati, denunciano i metodi violenti delle forze dell’ordine. Per strada si susseguono cariche e scontri. Uno degli immigrati sulla gru si mostra con un cappio al collo.
9 novembre - Gli immigrati sulla gru impediscono ai vigili del fuoco, come avevano fatto in precedenza, di sistemare una rete protettiva: gridano «via, via» e lanciano dall’alto batterie elettriche.
10 novembre - Uno dei sei immigrati scende dalla gru. È un indiano. In segno di solidarieretà si svolge per strada, sotto la gru, una lezione universitaria di diritto costituzionale.
12 novembre - Un secondo immigrato scende dalla gru. È Papa, il senegalese. A trenta metri di altezza restano in quattro.
13 novembre - Incidenti si svolgono tra forze dell’ordine e manifestanti che solidarizzano con gli «asserragliati». Pietre e bombe carta vengono lanciate da un gruppo di 70-80 persone che viene ritenuto responsabile dei tafferugli. Alcuni carabinieri restano feriti.
14 novembre - Dalla gru vengono lanciati pezzi di cemento staccati dal contrappeso e bottiglie di plastica contenenti urina. Gli immigrati non mangiano da due giorni.
15 novembre - I «quattro della gru» scendono a terra mentre su Brescia cade una pioggia torrenziale, accolti dagli slogan dei sostenitori del presidio.
 

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