"Ho temuto per la vita di mio marito"

«Ho pensato subito a mio marito, che era fuori, in vestaglia. Questi possono ucciderlo, mi sono detta. Potevano averlo tramortito con il piede di porco». Manuela Pisati racconta, ricevendo i giornalisti nella sua casa, i terribili momenti vissuti nella prima mattinata di ieri. Ancora visibilmente sotto choc, ma con estrema gentilezza, mostra la vetrata che uno dei quattro banditi ha cercato di abbattere a suon di sprangate.
«È bene che la gente sappia quel che succede - aggiunge -. Penso che ci abbiano tenuto d'occhio, perché di solito, poco prima delle otto mio marito Alessandro esce di casa. Stamattina cominciava più tardi ed era ancora qui. Quando ha visto un uomo sul tetto è uscito, così com'era. Io non vedendolo rientrare e vedendo invece quegli uomini sul monitor del sistema di sorveglianza, ho subito riattivato l'allarme ed è stato a quel punto che i banditi hanno provato a sfondare la vetrata. Poi sono fuggiti. Io ho chiamato subito il 118, perché non vedevo più mio marito e ho temuto l'avessero colpito».
È stato proprio grazie alla prontezza di spirito della padrona di casa che in via San Gottardo è stato evitato il peggio. Azionando l'allarme - che era stato disattivato per far uscire i cani - i malviventi hanno capito di aver pochi minuti a disposizione prima dell'arrivo dei carabinieri e hanno così deciso di desistere.
«Mio marito è arrivato con una cordicella legata ad una mano. Mi ha detto che uno di questi gli ha puntato contro una pistola. Parlava in italiano. E gli ha intimato di aprire la porta. Ma lui da fuori e con l'antifurto azionato non poteva far nulla, perché era in vestaglia e senza chiavi. Ma penso che ci stessero facendo la posta. I nostri vicini dicono che è da cinque giorni che alle 5.30 sentono i cani abbaiare come pazzi». In casa, oltre ai coniugi Levi c'era anche il cognato, Davide Pisati, con la moglie e la figlioletta di otto mesi che, fortunatamente, non si è accorta di quanto accadeva.
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