Guida Espresso 2022: Miramonti, Lido 84 e Villa Feltrinelli tra le eccellenze

Sono tre i ristoranti bresciani al top della Guida. E con almeno un «cappello» sono 35, tre in più del 2021: l'elenco completo
A Concesio Philippe Levéillé, chef del «Miramonti l’Altro» - Foto © www.giornaledibrescia.it
A Concesio Philippe Levéillé, chef del «Miramonti l’Altro» - Foto © www.giornaledibrescia.it
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La lunga buriana del Covid, con le molte restrizioni e le chiusure intermittenti dei locali, non ha fortunatamente travolto la ristorazione bresciana, almeno nella sua fascia d’eccellenza. È stato un periodo durissimo, non ancora purtroppo del tutto alle spalle, ma il buon lavoro dell’estate 2021 e il rilancio dei mesi scorsi restituiscono un settore in salute, animato dalla voglia d’intraprendere con tante conferme di qualità nella proposta e nel servizio. È questa la prima confortante fotografia che emerge dalla guida «I ristoranti e i vini d’Italia 2022» dell’Espresso, presentata ieri dal direttore Enzo Vizzari a Firenze.

I bresciani al top

Ritroviamo infatti in vetta le insegne che ormai da qualche tempo hanno guadagnato il gotha della classifica, con il Miramonti l’Altro di Concesio, segnalato con l’emblema del «cappello d’oro», riservato agli indirizzi ormai indiscutibili del mangiar bene, e il massimo riconoscimento dei «5 cappelli» per il Lido 84 di Gardone Riviera e il pienamente riaperto Villa Feltrinelli di Gargnano. Gli chef Philippe Levéillé, Riccardo Camanini e Stefano Baiocco sono così ancora una volta al vertice riconosciuto d’una piramide che pone Brescia tra le province più premiate dello Stivale, con ben 35 locali insigniti d’almeno un cappello (erano 32 lo scorso anno) e altri 16 variamente segnalati e recensiti, comprese tre pizzerie di assoluto valore. E si confermano così anche quest’anno più di cinquanta indirizzi bresciani in guida con tutte referenze di qualità.

Chi sale e chi scende

E tra le performance da rimarcare c’è senza dubbio il balzo a tre cappelli del Casa Leali di Puegnago con Andrea Leali ai fornelli e il fratello Marco in sala, a far compagnia al Gambero di Calvisano e al Dina di Gussago.

Ma pure l’approdo ai due cappelli di insegne ben note come la Tortuga di Gargnano dei Filippini e la Locanda del Benaco salodiana dei Briarava, nonché realtà giovani come la Speranzina di Sirmione, con lo chef marchesiano Fabrizio Molteni, e il Senso dell’Eala di Limone con Alfio Ghezzi, altro marchesiano doc. Qua e là anche qualche limatura di cappelli, talvolta dovuti a invernali mutamenti della brigata di cucina andati a regime dopo la chiusura della guida, e talaltra francamente poco comprensibili. Inserimenti significativi invece nell’entry level dell’eccellenza con un cappello per La Madia di Brione (dimenticata un anno fa) MoS di Desenzano, Duo di San Felice del Benaco e Tancredi di Sirmione.

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