Green pass, c'è chi inventa scuse per chiedere l'esenzione

Il 15 ottobre è sempre più vicino, le persone che non vogliono vaccinarsi ma che hanno bisogno del Green Pass per recarsi al lavoro, ora giocano la carta dell’esenzione vaccinale. L’ultima carta, per evitare di dover ripetere un tampone antigenico rapido ogni 48 ore, impegnativo fisicamente ed economicamente. La categoria dei «furbetti dell’esenzione del vaccino», quelli che inventano scuse di vario genere pur di non ricevere la somministrazione anti Covid-19, è nata lo scorso agosto, quando il Green pass è diventato uno strumento necessario per accedere ad una serie di attività, fino all’obbligo per il personale scolastico e, dal 15 ottobre, per tutti i lavoratori pubblici e privati.
Chi aspira all’esenzione - ad oggi nel Bresciano gli esonerati sono 684 e i non idonei temporanei sono 6100 su una popolazione target di oltre un milione di persone - si presenta ai centri vaccinali con lunghi certificati - stilati spesso su carta con intestazione non verificabile e senza la firma di un medico - in cui sono elencate patologie che vanno dalla sclerosi multipla al rischio trombosi, alla psoriasi. A far la parte del leone sono le allergie di natura varia.
«Siamo stremati da richieste avanzate per i motivi più disparati. Quella che al momento mi ha sorpreso di più è stata la dichiarazione di una signora che diceva di essere affetta da sclerosi multipla e, per questo, non avrebbe potuto vaccinarsi. Le lo chiesto la documentazione attestante la patologia e lei mi ha candidamente risposto di non avere nulla, ma di sentirsi malata di sclerosi multipla» racconta un medico vaccinatore. Sono proprio loro, i medici vaccinatori (quelli che si incontrano nei centri vaccinali) gli unici autorizzati a rilasciare la certificazione per le esenzioni alle vaccinazioni anti Covid. Certificazione che può esserte compilata anche dai medici di medicina generale o dai pediatri di libera scelta che aderiscono alla campagna vaccinale (ovvero, che sono loro stessi vaccinatori anti Covid-19).
«Su un certificato medico c’era scritto che la persona "non preferisce fare il vaccino" - continua il medico del Centro vaccinale -. Ai primi posti della classifica ci sono le allergie ma una fetta da non sottovalutare è costituita da chi ha proprio una terribile paura della vaccinazione, tanto da avere una reazione fisica di rigidità appena si avvicina all’ambulatorio». La «scusa» più surreale è stata quella del sommozzatore, non vaccinabile perché, secondo lui, «a rischio trombosi». «Forse - gli ho detto - sarebbe il caso di non immergersi più, perché nel caso il rischio trombosi sarebbe vero».
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