Gli affreschi seicenteschi di San Giuseppe restituiti al loro splendore

Sono terminati i lavori di restauro su quattro lunette nel chiostro del complesso cittadino
<p>Una delle lunette restaurate a San Giuseppe</p>
Una delle lunette restaurate a San Giuseppe
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Si è concluso il restauro degli affreschi seicenteschi di quattro lunette nel chiostro intermedio del complesso monastico di San Giuseppe, raffiguranti le storie di San Bernardino da Siena e pure i conventi francescani delle province di Brescia e di Bergamo. «Uno dei più interessanti interventi di recupero degli ultimi tempi nella nostra città», ha dichiarato il Soprintendente ai Beni culturali Luca Rinaldi.

Si è trattato di un lavoro in un cantiere pilota durato cinque mesi, diretto da Silvia Massari, funzionario restauratore-conservatore della Soprintendenza e Rup del cantiere, in cui sono state impegnate Chiara Ceriotti del Consorzio Arkè affiancata da Marta Calza e Clara Marini.

Le condizioni degli affreschi erano molto critiche, a causa della forte umidità di risalita dal terreno, legata al passaggio nei secoli di fiumi sotterranei.

«I dipinti versano in condizioni disastrose, la superficie pittorica è fortemente abrasa e lacunosa. Il nostro scopo con questo cantiere - ha aggiunto Rinaldi - era di trovare una soluzione ai gravi problemi che impediscono la corretta conservazione del ciclo pittorico».

Oggi i riquadri e le lunette trattati con materiali innovativi, oltre che con grandissima pazienza, sono tornati ben visibili nella loro bellezza. Nella lunetta con il Cristo benedicente che tiene in mano un globo, è riaffiorato, ad esempio, un gioiello che chiude la veste del Salvatore, la sfera lucente pare di madreperla e sui lati si ammirano i visi di alcuni personaggi, probabili committenti. È riapparso in tutta la sua magnificenza il mantello damascato di Papa Eugenio IV mentre concede la Regola a San Bernardino, e ben visibile è la stella che appare sulla fronte del santo senese mentre predica a L’Aquila.

«Oltre ai danni dovuti all’umidità, negli anni passati sono state realizzate ingenti campagne di restauro (tra il 1965 e il 1969 e nel 2002) - precisa Massari - con l’utilizzo di sostanze che nel tempo si sono alterate, creando patine che oggi non permettono una corretta lettura delle immagini, alterate anche da ampie ricostruzioni pittoriche delle scene più degradate, con ricostruzioni un po’ di fantasia. Abbiamo cercato di conservare l’intervento del restauro degli anni Sessanta, rendendo chiaro quali siano le porzioni dipinte nel Seicento e quali nel Novecento».

I restauri

Non si sa ancora con certezza chi abbia dipinto gli affreschi del chiostro. Per alcuni storici bresciani in cantiere era presente Antonio Gandino, ma è incerto il numero di lunette che gli sono state attribuite. «Con 500mila euro potremmo restaurare tutti gli affreschi del chiostro, se il Ministero fosse d’accordo - ha continuato Rinaldi -. Peraltro porteremo l’esperienza del cantiere di San Giuseppe ad un convegno, che si terrà a Roma dal 24 al 26 gennaio. Brescia ha vissuto un anno straordinario come Capitale italiana della Cultura, ma molti interventi di recupero del 2023 sono rimasti un po’ oscurati dalle manifestazioni. E invece, di concerto con il Comune, vorremmo farli conoscere: oltre a San Giuseppe, la casa in piazza del Foro o la torre medievale in corso Magenta. Dobbiamo porre attenzione e far capire ai bresciani che la città è ricchissima di tesori».  

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