Giorgio Zuccoli e la vela: nessuno dimentica il "re del vento"

Ci sono storie che si possono raccontare dalla fine. Perché la fine, in certe storie, è un inizio. Un altro inizio. Dieci anni fa moriva Giorgio Zuccoli, forse il più grande velista che la terra bresciana abbia mai avuto. Era il 27 marzo 2001. Aveva quarantatré anni, e solo sei mesi prima, già provato dalla malattia, aveva saputo conquistare il titolo mondiale dei Melges 24. Iseo, suo paese d'origine, ha deciso di dedicargli la palestra dell'istituto Antonietti. «Un gesto dovuto - spiega il sindaco Riccardo Venchiarutti - Inizialmente la Provincia voleva dedicarla a Vincenzo Muccioli, fondatore della Comunità di San Patrignano per il recupero dei tossicodipendenti. Ma quando il consiglio d'istituto ha proposto il nome di Giorgino (sì, dice proprio così, «Giorgino», ndr), abbiamo subito appoggiato l'idea. Giorgino ha combattuto fino alla fine, a testa alta. Iseo non ha dimenticato la sua lezione».
Eccolo, il finale non finale. Di una storia iniziata sul Sebino mezzo secolo fa, quando il piccolo Giorgio iniziò con i primi bordeggi a bordo del Flying di papà Gianni, tra Iseo, Sulzano e Monte Isola. Da lì il passaggio al 420, ai campionati nazionali, alle prime medaglie, fino al Mondiale del catamarano Tornado, centrato nel 1991 sul mare di Cagliari. È stato vent'anni fa, ma è ancora oggi uno dei punti più alti della storia dello sport bresciano. Uno dei tanti capitoli di una carriera straordinaria, nella quale non potevano mancare i cinque cerchi olimpici. Partecipò a due Olimpiadi: Seul '88, con il toscano Luca Santella, e Barcellona '92 con Angelo Glisoni.
Impossibile elencarli tutti, quei successi. Ma ce n'è uno al quale noi gente di lago siamo legati. È la vittoria alla Centomiglia del '93, conquistata grazie a un record che è storia: sei ore e cinque minuti per domare il Benàco. E poi c'è quell'ultimo titolo, il più struggente, il già citato Mondiale dei Melges sull'Atlantico color marrone, al largo di La Rochelle, in Francia. Quell'oro racconta molto di Giorgio, che lo inseguì a lungo con tenacia, costanza, passione. Lo centrò dopo due medaglie d'argento, nel settembre del 2000. Pochi mesi prima di quel maledetto 27 marzo.
Dietro di lui, in classifica, tutti i grandi della vela mondiale. Il piccolo lago d'Iseo che si divora l'Oceano. Magia.
Eccolo, il finale non finale. Perché ci sono storie che non finiscono mai: sfrecciano nel vento, per l'eternità.
Carlos Passerini
c.passerini@giornaledibrescia.it
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