Furto in gioielleria, dopo la spaccata della vetrina la beffa della multa

Zefferino Bracconi, commerciante con un’attività di famiglia da 103 anni all’ombra della Loggia, la gioielleria «Tomaselli», l’ha presa con filosofia, anche se non troppa alla fine. L’amarezza traspare dalle sue parole. «Come giustamente il Giornale di Brescia aveva riportato nelle sue scorse edizioni, giovedì pomeriggio dopo il furto abbiamo deciso di non demordere e abbiamo quindi dato incarico ai nostri artigiani di riparare i danni del furto subiti con mio fratello nella gioielleria di famiglia tra sabato e domenica (150mila euro il bottino tra preziosi e monili).
Questi erano intenti al lavoro quando una pattuglia di vigili si è presentata. Avevano appena portato dal furgone i pesanti vetri blindati da sostituire alle vetrine. Gli agenti hanno riferito di essere stati chiamati. Quel furgone della vetreria Colavetro snc in Corsetto S. Agata ingombrava: da lì la multa. L’artigiano quindi, visto il rischio di vedersi rimosso il camioncino coi vetri a bordo, non si è fatto ripetere l’invito a sgomberare e se ne è andato».
Peccato, conferma Bracconi mostrando un permesso stampato, «che i titolari dell’attività avessero chiesto e pagato l’occupazione di suolo pubblico e chiesto il transito del mezzo per svolgere i lavori e permetterci la riapertura in sicurezza della gioielleria per oggi».
Lo stupore del titolare è anche legato al rilievo mediatico che il colpo ha avuto in città: «Tutti lo sanno che ci hanno derubato in modo rocambolesco e si sa dei danni avuti. L’addetto all’ufficio Traffico in settimana era in ferie quindi i vetrai hanno stampato la mail ricevuta con gli estremi del pagamento e gli spazi e il tempo concesso per l’occupazione del suolo pubblico. Non era carta intestata del Comune ma è un permesso regolare rilasciato. Ma nulla da fare. Gli agenti sono stati irremovibili. E hanno aperto il libretto delle multe».
Ora, mentre il titolare si chiede «se non esista un minimo di flessibilità o di sensibilità nell’interpretazione delle regole e delle situazioni, resta che il vetraio ha seguito i canali ufficiali e ha chiesto il permesso di accedere e di occupare temporaneamente lo spazio per cambiare i vetri. In più il Comune ha mandato via mail l’assenso. Ma non basta? Che si doveva fare? Ma davvero dopo il danno economico e il furto dobbiamo subire anche l’insulto della burocrazia?».
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