Francesca, una filosofa bresciana a Parigi

Francesca Martinelli ha ottenuto uno stage grazie alla startup Financetesetudes.com, un ponte tra giovani e banche
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Una laurea in filosofia in tasca e l'Europa in testa: è iniziata così l’avventura della venticinquenne Francesca Martinelli, che racconta di aver sempre avuto «il pallino per Parigi, sin da quando feci la tesina della maturità sul periodo in cui Sartre, Simone de Beauvoir, Giacometti e Picasso si incontravano nel quartiere di St.-Germain-des-Prés». L’Università la fa innamorare dei filosofi francesi contemporanei e così scatta l’idea di cercare lavoro all’estero, per vedere un’altra realtà e guardare all’Italia con occhi diversi.

«Ho preparato il mio curriculum secondo il formato francese, diverso da quello europeo, e ho selezionato su internet alcune offerte di stage che come peculiarità richiedessero, oltre al francese, una buona conoscenza delle lingue e ho inviato la mia domanda - racconta Francesca -. Due persone mi hanno ricontattata e poi, dopo alcuni colloqui su Skype, ovviamente in francese, ho ottenuto uno stage con la start up Financetesetudes.com, un servizio gratuito ed on-line che si occupa di aiutare gli studenti ad ottenere dei prestiti mettendoli in contatto diretto con le banche».

Le differenze con la realtà italiana si fanno subito sentire: lo stage è retribuito (per legge in Francia è obbligatorio un minimo mensile di 436 euro) e la tipologia stessa del lavoro svela un’attenzione ai giovani ben maggiore di quella che si trova nel nostro Paese.

«Il mio ufficio si trova in una pépinière d’entreprise, un incubatore d’impresa, creato da un privato e al cui interno si trovano più di 50 start up tutte operanti nel mondo del web, anche se in settori completamente diversi - spiega Francesca -. L’incubatore è costruito secondo la classica struttura con cui vengono pensati gli spazi di co-working: un misto tra open space e spazi chiusi per società che desiderano maggiore privacy e sale riunioni, palestra e caffetteria a disposizione di tutti. Un’intranet comune collega tutte le persone che si trovano nella pépinière e spesso sono organizzati eventi che aiutino le persone a conoscersi, conferenze e seminari di formazione gratuiti». In Francia il concetto di start up è ormai istituzionalizzato da molti anni e non solo dal punto di vista legislativo, ma anche culturale: recentemente è stata proposta la creazione, da parte del Ministro dell’Istruzione Superiore e della Ricerca, dello statuto di «studente imprenditore». La dimensione di creazione d’impresa viene fortemente valorizzata e solo a Parigi gli incubatori pubblici sono 36 e ospitano più di 3.000 start up.

Se la vita lavorativa a Parigi è da ammirare, meno invidia crea la dimensione sociale della città, «senza dubbio attraente ma anche molto dura, non a misura d’uomo» ammette Francesca. Così quando alla fine dell’anno scorso Francesca viene ammessa alla Scuola di Dottorato «Formazione della persona e mercato del lavoro» presso l’Università degli Studi di Bergamo, dopo un esame orale in tre lingue, lascia la Francia e torna a Brescia. «La speranza però è che questi nuovi studi, che hanno indirizzo internazionale, mi portino presto ancora all’estero» conferma la bresciana, perché come dice il filosofo Lévinas «il desiderio metafisico non aspira al ritorno, perché è il desiderio di un paese nel quale non siamo mai nati».

Erika Veschini

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