Fisco e crisi, addio «macchinone»

Traffico «inverso» in concessionaria: molti clienti stanno riportando le vetture di grossa cilindrata.
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Chissà che il buon Ranzani, ricco imprenditore canturino un poco sbruffone uso a sfrecciare col suo Cayenne, non abbandoni la sua tipica espressione «Vaaaaaa bene!». Sì, perché i tempi sono cambiati. Hai voglia a scorrazzare col macchinone come il personaggio creato dal dj Albertino e reso celebre dalle apparizioni tv a Zelig: non è proprio il momento, tra la crisi economica e gli occhi (finalmente) da lince del Fisco.
 

Circolando per le strade di Brescia e dintorni l'impressione di vedere in giro meno auto di grossa cilindrata rispetto al passato c'è. Ma in mancanza di dati ufficiali sulle immatricolazioni - gli ultimi disponibili sono quelli al dicembre 2011 - quell'impressione correva il rischio di essere una suggestione, «figlia» del clima socio-economico che stiamo vivendo.

A suffragarla, invece, è un'altra notizia più verificabile, ancorché non accompagnata da cifre precise. È cioè il fatto che i piazzali delle concessionarie che vendono auto «di lusso» si stanno riempiendo. L'afflusso di clienti che riportano il «macchinone» e lo cambiano con vetture di cilindrata minore è pressoché quotidiano. E le ragioni di questo traffico in entrata dai concessionari (che peraltro determina significative riduzioni di fatturato e margini) sono facilmente intuibili e sostanzialmente riconducibili alla fiscalità.
 

I sempre più frequenti controlli di Guardia di Finanza ed Agenzia delle Entrate (al di là di più o meno spettacolari «blitz» in località di villeggiatura) si concentrano sulla proprietà di case, barche, beni di lusso ed anche automobili di lusso. E così a chi circola con vetture sportive o di grossa cilindrata può capitare di essere fermati dalle forze dell'ordine (non solo da pattuglie della Finanza), interessate non tanto e non solo a vedere patente e libretto, ma anche e soprattutto a procedere a verifiche fiscali.
 

Pesa poi, più in generale, la crisi economica. In questa fase è più difficile sostenere il possesso di vetture che consumano molto (mentre il costo della benzina continua inarrestabile il suo trend di crescita) e che impongono il pagamento di bolli più cari. In particolare dal 1° gennaio per le vetture dai 185 kilowatt di potenza in su (ed in provincia di Brescia al 31 dicembre scorso erano 13.529) è dovuto un superbollo.
 

C'è infine, alla base della rinuncia al «macchinone», una ragione di natura «etica»: ad alcuni automobilisti non garba circolare con vetture di lusso in un periodo di crisi economica che per molte famiglie significa avere difficoltà ad arrivare alla fine del mese.
 

Alessandro Carini

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