FI, parla Peroni: «Non mi riconosco in questo partito»

La consigliera: «Maione? Ha sollevato un problema Paroli? Per lui le regole invocate non si seguirono»
La consigliera Margherita Peroni © www.giornaledibrescia.it
La consigliera Margherita Peroni © www.giornaledibrescia.it
AA

Dire che il documento «preconfezionato» non sia piaciuto è un eufemismo. «Quel verbale era già pronto prima del vertice e del confronto, l’assemblea è stata convocata solo per una ratifica» è la contestazione. Ma questa sarebbe solo la goccia che ha fatto traboccare un vaso colmo, perchè «in Forza Italia il metodo è diventato sostanza».

A parlare, a pochi giorni dal direttivo cittadino degli azzurri che ha incoronato Paola Vilardi candidata sindaco per le Amministrative, è Margherita Peroni. Insieme a Giorgio Maione (che ha scelto di non partecipare al voto), non ne fa una questione personale, ma punta il dito più in alto, ai vertici del partito - e in particolare verso Mariastella Gelmini - perchè «irrispettosi».

Il j’accuse. Peroni lo dice chiaramente e lo ripete più volte (cinque, per l’esattezza): «Questo metodo, io, non lo condivido e non mi riconosco in questo modo di fare politica». La spiegazione non tarda ad arrivare: «Finora sono solo stati lanciati degli editti. Io non sono un suddito e in democrazia gli editti non esistono. Invece si ritiene che il nome debba essere imposto e questo non è rispettoso verso Paola Vilardi, così come non lo è stato verso le candidature civiche precedenti, perchè per arrivare ad una candidatura è necessario creare le condizioni per un consenso, stilare un programma, individuare le priorità e avere un’idea di città che si vuole realizzare con entusiasmo. Non siamo alla bocciofila, non si calano nomi dall’alto aspettandosi che si ubbidisca senza poter ragionare insieme».

Peroni non concede sconti e parla direttamente ai big di casa Forza Italia: «Siamo in un partito e non in un club privato e dovrebbe essere normale dare voce e spazio a tutte le anime che lo compongono. In questo esiste una responsabilità dei vertici - incalza -. Se avere la coordinatrice regionale bresciana risulta essere un handicap e non un vantaggio, allora meglio non avere un coordinamento in capo alla Leonessa».

 

Paola Vilardi e Giorgio Maione © www.giornaledibrescia.it
Paola Vilardi e Giorgio Maione © www.giornaledibrescia.it

 

Per questo la consigliera oggi seduta in opposizione in Loggia, ma con una lunga esperienza in Regione, appoggia appieno l’azione di Maione. L’ex assessore ai Servizi sociali, seduto nella Giunta Paroli, aveva annunciato mesi fa la sua disponibilità a candidarsi, mantenedo la barra ferma sulla necessità di un confronto. E terminato il direttivo di giovedì sera, aveva precisato: «Mi tengo le mani libere e mi prendo dieci giorni di riflessione, la politica non può diventare feudalesimo: questo metodo non è condivisibile» sono le parole spese, chiarendo a sua volta che «non c’entra Vilardi, collega con cui lavoro da dieci anni e che rispetto».

Collega a sostegno della quale - almeno per ora, quando la partita sulle liste per le Regionali e per le Politiche è ancora aperta - si è schierato l’on. Giuseppe Romele: «Già dall’esperienza Paroli abbiamo dimostrato che quando il partito è unito, vince. E la candidatura di Vilardi, che sostengo, va in quella direzione». Ma l’appoggio c’è anche da parte di Mattia Margaroli: «Non ho nulla da obiettare - precisa -. Non ero presente al direttivo e avrei voluto sentire la discussione, ma il mio sarebbe sicuramente stato un voto di sostegno. Mi sarei altrimenti dimesso dal ruolo di capogruppo».

 

 

E se il segretario cittadino, Paolo Fontana, aveva invocato regole e statuto degli azzurri, dove si prevede che le candidature siano espresse dal coordinamento regionale, Peroni non concede sconti. «Sono perplessa. Ricordo ad Adriano Paroli che la sua candidatura, nel 2008, era nata proprio non rispettando quelle regole, perchè lui non fu indicato dal regionale ma fu proposto dopo un lavoro di condivisione, progetto che aveva ricucito il partito con entusiasmo. Per questo condivido il metodo di Maione, perchè ha avuto il coraggio, attraverso un gesto generoso, di porre un problema sul tavolo». Quindi niente appoggio a Vilardi sindaco? «È irrispettoso parlare di persone e di candidature in questo modo - conclude Peroni -. E io rispetto le persone».

 

Riproduzione riservata © Giornale di Brescia