Felice come una Pasqua

Il ricordo del bisnonno Augusto e della sua pianta di Passiflora
La passiflora
La passiflora
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Quand’ero piccolo la domenica andavamo dai bisnonni alla Stocchetta. Vivevano in una casetta di padre Marcolini con un piccolo viale contornato da un pergolato straordinariamente avvolto dalla passiflora. I suoi splendidi fiori devono il loro nome ai missionari gesuiti che ne notarono la somiglianza, appunto, con i simboli religiosi della passione di Cristo: i viticci alla frusta con cui venne flagellato, i tre stili ai chiodi, gli stami al martello, la raggiera corollina alla corona di spine.

Ogni anno a primavera mi ritrovavo estasiato ad ammirare quella meraviglia della natura. Ma a colpirmi era il bisnonno Augusto, uomo di incredibile spirito che quando raccontava barzellette maliziosamente audaci sfoderava un sorriso da bambino sul volto di un ottantenne. Il bisnonno Augusto, contro il parere di tutto il parentado, mangiava i frutti della passiflora (allora pressoché sconosciuti), ovviamente questo suo anticonformismo scatenava l’entusiasmo di noi piccoli nipoti. Ho pensato a lui quando nei giorni scorsi ho comprato una piantina, appunto, di passiflora.

Spero cresca bella rigogliosa come la sua e che mi dia ricchi frutti, li mangerò e mi sembrerà di rivedere il bisnonno Augusto. Ma soprattutto continuerò a ispirarmi a lui. Alla sua vita percorsa lungo quasi un secolo con la leggerezza d’animo di un uomo che aveva nelle solide radici contadine, e nell’amata Caterina, la sua forza. Un uomo che con una battuta sapeva stemperare i piccoli drammi del quotidiano. Un uomo felice come una Pasqua tutto l’anno.  

Riproduzione riservata © Giornale di Brescia

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