Farmaci letali a due pazienti Covid: arrestato medico bresciano

I fatti risalgono alla prima ondata e sono avvenuti all'interno di un pronto soccorso. Il medico è accusato di omicidio volontario
Un medico in ospedale - Foto Ansa/Epa © www.giornaledibrescia.it
Un medico in ospedale - Foto Ansa/Epa © www.giornaledibrescia.it
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Un medico di 47 anni del pronto soccorso di un ospedale pubblico bresciano della provincia è stato arrestato e si trova ai domiciliari con l’accusa di omicidio volontario.

Secondo un’indagine del pubblico ministero Federica Ceschi avrebbe somministrato un farmaco ad effetto anestetico e bloccante neuromuscolare che ha portato alla morte due pazienti affetti da Covid. Le morti sono relative alla prima ondata.

I fatti risalgono allo scorso mese di marzo, momento in cui la pandemia esplodeva e l'elevato numero di contagi andava a ripercuotersi sulle strutture ospedaliere, intasandole. I Carabinieri del Nas di Brescia, a due mesi di distanza dagli eventi, raccogliendo ed elaborando indicazioni circa la possibilità che il decesso di alcuni pazienti, avvenuto presso il pronto soccorso di un ospedale della provincia, fosse stato causato da pratiche mediche assunte consapevolmente da un medico, hanno immediatamente avviato un'indagine, d'intesa con la Procura della Repubblica bresciana.

Grazie al supporto di accertamenti tecnici di medicina legale disposti dall'Autorità giudiziaria, le attività investigative hanno consentito di analizzare le cartelle cliniche di numerosi pazienti deceduti in quel periodo per Covid-19, riscontrando in alcuni casi un repentino, e non facilmente spiegabile, aggravamento delle condizioni di salute.

Tre salme sono state esumate per essere sottoposte ad indagini di natura autoptica e tossicologica. Le indagini hanno rilevato, all'interno di tessuti ed organi di una di loro, la presenza di un farmaco anestetico e miorilassante comunemente usato nelle procedure di intubazione e sedazione del malato che, se utilizzato al di fuori di specifici procedure e dosaggi, può determinare la morte del paziente. Peraltro, nelle cartelle cliniche dei deceduti oggetto di verifica non compare la somministrazione di quei medicinali (indicata invece nelle cartelle di pazienti poi effettivamente intubati) tanto da ipotizzare a carico dell'indagato anche il reato di falso in atto pubblico

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